Corriere della Sera 14/07/14
Maria Teresa Meli
Sono numeri elaborati da Denis
Verdini. Viaggiano tra piazza in Lucina e largo del Nazareno, dove
Lorenzo Guerini coordina il lavoro sulla legge elettorale. Numeri. O,
meglio, una simulazione rispetto ai dati delle europee del 25 maggio.
Riportati su cinque fogli i quali, ovviamente, sono finiti sulla
scrivania di Renzi, a Palazzo Chigi.
Il premier controlla le
previsioni e mette delle note a margine.
Ma, alla fine delle
festa, i numeri hanno il sopravvento. E sono sempre gli stessi. O,
per essere più esatti, variano, a seconda del sistema elettorale che
alla fine verrà scelto. La platea che interessa è sempre la Camera,
perché si dà il Senato per riformato. Ossia per un organo non più
elettivo. I seggi a disposizione sono 618, perché il resto spettano
ai deputati esteri.
Dunque, con il Mattarellum senza scorporo,
il centrodestra, intendendo per tale un’alleanza che va da Forza
Italia al Nuovo centrodestra, alla Lega e ai Fratelli d’Italia
prenderebbe 128 seggi, il centrosinistra (Pd più Svp, più quel che
resta della lista Tsipras e di Scelta Civica) guadagnerebbe 458
seggi, mentre ai grillini ne andrebbero 32. Seconda tabella,
Mattarellum con lo scorporo: il centrodestra prenderebbe 134 seggi,
il centrosinistra 438, il Movimento 5 stelle 46.
Non finisce
qui. A pagina due di questo studio ci sono i dati con il Mattarellum
corretto, ossia quel sistema su cui, a un certo punto, hanno
ragionato Pd e Fi. Secondo questo schema, al centrodestra andrebbero
114 seggi, al centrosinistra 504 e ai grillini zero seggi. Ergo, è
un sistema che non verrà mai e poi mai attuato. Resterà lì sulla
carta, a pagina due di quello studio.
E se si dovesse andare
alle elezioni anticipate, senza poter cambiare sistema, tenendosi il
Consultellum, frutto della sentenza della Corte? Presto detto. In
questo caso Forza Italia e i suoi alleati avrebbero 165 seggi, il
Partito democratico e i suoi partner ne guadagnerebbero 340 e i
grillini raggiungerebbero quota 112. Rimarrebbe un seggio in ballo.
Probabilmente da assegnare al centrosinistra, ma la sicurezza
matematica su questo non c’è.
Si arriva quindi al
«Democratellum», come lo hanno voluto battezzare gli esponenti del
Movimento 5 stelle. Questo sistema un senso c’è l’ha. Perché è
l’unico che assegnerebbe un congruo numero di voti ai grillini.
Stando alla simulazione in questione, in questo caso il centrodestra
prenderebbe 154 seggi, il centrosinistra ne otterrebbe 315 e i
pentastellati 149. Un sistema costruito apposta, stando ai numeri e
non alle dichiarazioni, ai commenti o alle chiose dei politici, per
non dare la maggioranza a nessuno schieramento. Esattamente ciò che
vogliono il tandem Grillo-Casaleggio. I due, magari, litigano sul
modo in cui mettere in difficoltà Renzi e il Pd, ma su questo punto
sono assolutamente d’accordo.
Infine l’Italicum, di cui
tanto si parla e poco si sa. Secondo la simulazione elaborata sulla
base della «mappatura dei dati delle europee», il centrodestra
avrebbe 155 seggi, 340 spetterebbero al centrosinistra e 123 al
Movimento 5 stelle.
Insomma, fatto salvo il Senato, Renzi e
compagnia, alla Camera, avrebbero la stessa maggioranza che
guadagnerebbero andando alle elezioni anticipate con il
Consultellum.
Sono dati che fanno riflettere. Ma non fanno
deflettere il Partito democratico dal suo piano originario. Italicum,
sia, per quanto rimaneggiato e modificato, per venire incontro alle
esigenze di vecchi ed eventuali nuovi contraenti di quel patto. Il Pd
sarebbe anche pronto, per ovviare alle polemiche su «preferenze sì,
preferenze no» a mettere le primarie per legge. Ma FI fa resistenza
e, quindi, questa strada è impraticabile. C’è poi una seconda
via. Ossia quella di ridurre i nomi della lista bloccata a tre,
quattro al massimo per circoscrizione. Un modo per evitare che
l’elettore non abbia un rapporto con l’eletto, votando il partito
e non il candidato.
Oppure c’è una terza via. È la meno
trasparente ma quella più vicina alla italica vocazione al
compromesso al ribasso: il capolista entra di diritto e per gli altri
valgono le preferenze.
Quanto alle soglie, inevitabilmente,
cambieranno. Aumenterà al 40 per cento quella per non accedere al
ballottaggio, diminuiranno quelle per contenere i cosiddetti
partitini, i quali non dovranno regalare i loro voti alla forza
maggiore senza poter nemmeno entrare in Parlamento, come prevede
adesso l’Italicum.
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