LIANA MILELLA
La Repubblica - 6/7/14
Inciucio con Berlusconi? Risponde il
Guardasigilli Andrea Orlando: «Domanda originale... ma pensate
davvero che siamo ancora lì?». E poi: «Non sarebbe meglio vedere
il merito delle proposte che sono addirittura online?». Il
Guardasigilli uomo della mediazione? «No, Orlando ministro del
confronto». Il Pd e la giustizia? «Il partito sta con me».
Politica e corruzione? «Cantone è il primo passo ». La
responsabilità civile? «Non vogliamo mettere sotto schiaffo le
toghe». Le intercettazioni? «Nessun limite alle indagini».
È preoccupato per la “sua”
giustizia quando ha sentito del nuovo incontro tra Renzi e
Berlusconi?
«La nostra linea è rimasta la stessa,
chiara dall’inizio. Un accordo alla luce del sole sulle riforme
costituzionali e una proposta a tutto il Paese sulla giustizia. I 12
punti sono l’avvio del confronto. I testi on-line sono
l’elaborazione collegiale del governo. Ci confronteremo con tutti.
Ma non ci sono né tavoli separati, né accordi sotto banco. Se le
forze di opposizione, che in alcuni casi abbiamo già incontrato,
daranno indicazioni, le accoglieremo solo se le condivideremo,
altrimenti manterremo le nostre posizioni di fronte al Paese».
Ha visto le polemiche? C’è già chi
parla di inciucio e di un Berlusconi che si batte per norme
favorevoli.
«Dobbiamo stare ai fatti. Nei colloqui
in Parlamento con Forza Italia abbiamo registrato, per ora
informalmente, solo indicazioni di carattere generale, ma nessuna
richiesta d’intervento specifico».
La sinistra del Pd è in allarme
sull’Italicum. Questo peserà sulla giustizia?
«Sulle riforme istituzionali inviterei
a tenere in considerazione un aspetto. Renzi sta giocando, per conto
dell’Italia, una partita europea difficilissima, dove da un lato
mette sul piatto la determinazione a fare riforme e costruire un
sistema istituzionale più moderno e, dall’altro, chiede
un’attenuazione del rigore. La critica ai singoli punti delle
riforme è legittima, ma si deve tener conto che, se salta il
percorso riformista, s’indebolisce contestualmente la posizione del
nostro Paese in Europa. Quanto alla giustizia, dal Pd, non ho mai
registrato ripercussioni frutto delle polemiche sulla riforma
costituzionale. Anzi, mi pare che gli schieramenti non siano
sovrapponibili, e penso di poter dire che la stragrande maggioranza
del Pd ritiene necessaria la riforma».
Non avete presentato le norme sulla
giustizia per non ostacolare il cammino della riforma costituzionale?
«Sarebbe un sospetto fonda- to se il
Parlamento avesse avuto la possibilità di occuparsene dal giorno
dopo. Ma le Camere sono gravate dai decreti al punto che si comincerà
a discutere quello sulle carceri, necessario per rispondere a
Strasburgo, dal 21 luglio. La riforma non si può fare per decreto e
richiede tempo per la discussione. Abbiamo preferito una discovery
on-line e useremo questi mesi per una consultazione che dia piena
trasparenza alle riforme».
Renzi parla degli ultimi 20 di
polemiche sulla giustizia come di un «derby ideologico».
Condivide?
«La mia sintesi è che la giustizia
sia stata usata come un campo di battaglia dalla politica. Sto ai
risultati, l’efficienza è calata e tutti i problemi strutturali si
sono aggravati. Paradossalmente, ad eccezione della geografia
giudiziaria, non sono stati nemmeno risolti i nodi su cui c’era un
accordo. Adesso bisogna ripartire da come si restituisce efficienza e
funzionalità al sistema ».
La lettura di altri è che si sia
consumata una profonda aggressione da parte della destra, nella
persona dell’ex Cavaliere, contro la magistratura. Si può andare
oltre?
«Credo di sì. Se finiscono le
aggressioni e se si scende dalle barricate, si deve riconoscere che
alcune riforme sono necessarie per difendere funzione e autorevolezza
della giurisdizione. Molti segnali della magistratura vanno in questa
direzione. Non mi illudo che saremo d’accordo su tutto, ma spero
almeno che si discuterà solo sul merito».
Lei è un uomo della mediazione, anche
con l’Anm. «Doro- teo», dice Renzi che critica le correnti della
magistratura.
Sbaglia?
«Sono un uomo del confronto, non della
mediazione a prescindere. Se per anni sono state lanciate grida a
distanza, adesso bisogna discutere da vicino. Quando parlo di
confronto non mi limito al rapporto con l’Anm. In questi mesi ho
tentato di ricucire uno con l’avvocatura, con i magistrati onorari,
con il personale amministrativo, con la polizia penitenziaria, tutta
gente che ogni giorno fa funzionare la giustizia. Non mi illudo su
soluzioni condivise su tutto e da tutti. Ma ridurre la distanza è
necessario e possibile. I tempi li abbiamo definiti, poi si deve
decidere ».
Corruzione, inchieste come Expo e Mose,
arresti come Milanese. Può bastare Cantone? O la politica dovrebbe dimostrare una
sua grande rivolta morale?
«La nomina di Cantone è il primo
passo. Bisogna prosciugare il brodo di coltura della corruzione. Non
sono sufficienti le norme penali, ma bisogna contrastare alcune
prassi nella formazione del consenso, nella gestione del potere,
nell’aver consentito la sclerotizzazione di pezzi della burocrazia,
nel rispondere alla domanda “chi controlla i controllori”.
Venezia ci dice che non c’era solo una politica corrotta, ma anche
la corruzione di chi avrebbe dovuto controllare. Considero importante
un disciplinare più trasparente per le magistrature speciali».
Le norme anti-corruzione, dalla
prescrizione lunga al falso in bilancio, possono ancora aspettare?
«No, tant’è che faranno parte del
pacchetto, e nei prossimi giorni le proposte su falso in bilancio e
auto-riciclaggio saranno messe on-line. Sulla prescrizione stiamo
arrivano a una sua puntuale definizione».
Intercettazioni. C’è o non c’è
una stretta?
«Renzi è stato chiaro. Non si tratta
in alcun modo di limitare l’uso delle intercettazioni nelle
indagini, tant’è che la scelta del governo non è stata neppure
quella di scrivere un testo sulla diffusione. Abbiamo lanciato un
appello ai media per cercare insieme un punto di equilibrio tra
diritto all’informazione e tutela della privacy».
Testi della riforma on-line,
consultazione storica o presa in giro per prendere tempo?
«I 12 punti stanno prendendo corpo,
stiamo pubblicando i singoli progetti. Per la prima volta un iter
normativo non sarà realizzato nel chiuso delle stanze ministeriali,
ma sarà l’occasione per un grande processo democratico ».
Custodia cautelare, scoppiano le
polemiche per il divieto di arresto per pene presunte fino a tre
anni. Si rischiano stalker liberi. Come se ne esce?
«Con una riforma che valga per tutti.
L’arresto preventivo non può essere un’anticipazione della pena
e questo lo dice con chiarezza un testo già votato da Camera e
Senato. Ma che non consentiva al giudice di verificare l’eventuale
pericolosità del soggetto arrestato. Correggeremo la norma in questo
senso».
La riforma del Csm influirà sul voto
dei togati? Non si rischia di svuotare l’istituzione?
«Assolutamente no. Il Csm si
svuoterebbe se dovessero proseguire prassi come mantenere sedi
vacanti un anno per via delle trattative tra le diverse componenti.
Vogliamo dare piena funzionalità al Csm, che è presupposto
dell’autonomia e indipendenza della magistratura».
Responsabilità civile. Riforma
anti-toghe?
«Non faremo norme per mettere sotto
schiaffo nessuno, ma per garantire che se un cittadino subisce un
danno, dev’essere certo che qualcuno lo risarcirà. Ricordo solo
che quando sono state proposte regole che avevano il solo scopo di
intimidire la magistratura, noi le abbiamo contrastate».
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