domenica 27 luglio 2014

Ncd e centristi non credono al ritorno 
con l’ex Cavaliere.


Corriere della Sera 26/07/14

Fino a un paio di anni fa le vicende giudiziarie di Berlusconi radicalizzavano gli elettori: i berlusconiani si indignavano per ciò che veniva considerato un complotto della magistratura politicizzata ai danni del loro leader e gli antiberlusconiani per i reati di cui il Cavaliere veniva accusato. Questo copione, durato quasi vent’anni, ha subito una battuta d’arresto un anno fa, in occasione della sentenza definitiva di condanna per i diritti Mediaset, a conferma del cambiamento del clima sociale e politico dopo il voto del 2013: con l’affermazione dell’M5S si è creato uno scenario tripolare che ha sostituito quello bipolare della Seconda repubblica; il Pdl ha subito un tracollo perdendo 6,3 milioni di elettori rispetto al 2008 e il perdurare della crisi economica ha modificato le priorità dei cittadini. Tutto ciò spiegava la mancata mobilitazione degli elettori del Pdl e la loro volontà di continuare a sostenere il governo di larghe intese guidato da Enrico Letta nonostante la condanna di Berlusconi e le conseguenti minacce di uscita dalla maggioranza. All’indomani della sentenza d’appello del processo Ruby, che ha assolto Berlusconi ribaltando il verdetto di primo grado, si ha la conferma di questo cambiamento del clima. Con poche eccezioni, non ci sono state reazioni di indignazione o di trionfalismo da parte degli elettori: la maggior parte degli italiani (34%) ritiene che la sentenza sia una libera decisione dei magistrati e come tale non vada discussa ma accettata; il 31% pensa che sia una sentenza sbagliata e il 25%, al contrario, la considera giusta. Tra gli elettori del Pd il 46% ritiene che le sentenze non vadano discusse, il 41% giudica la sentenza sbagliata e quasi un elettore su dieci è d’accordo con l’assoluzione. Tra gli elettori di Forza Italia quattro su cinque plaudono alla sentenza e, al contrario, il 7% la giudica sbagliata. Si è quindi fortemente attenuato il giustizialismo tra gli elettori pd (la cui composizione è molto cambiata in occasione delle Europee) e tra quelli di FI fa capolino qualche dubbio sui comportamenti del loro leader. Solo un elettore su tre ritiene che con la sentenza di assoluzione Berlusconi possa tornare ad essere il leader del centrodestra mentre prevale largamente (63%) l’idea che sia ormai superato. Tra gli elettori di FI una minoranza non trascurabile (22%) è dello stesso parere. Lo scetticismo si spiega non tanto in termini di limitata agibilità politica di un leader che sta scontando una condanna (che finora non gli ha impedito di svolgere il proprio ruolo, come dimostra il patto del Nazareno) quanto in termini di ricambio generazionale. Berlusconi rimane difficilmente sostituibile, ma appartiene ad una stagione politica che secondo molti si è chiusa. Ne è una conferma anche la perplessità che accompagna l’ipotesi di definizione di una nuova alleanza tra Forza Italia e le altre formazioni del centrodestra: solo il 33% ritiene che dopo l’assoluzione di Berlusconi questa possibilità sia realistica mentre il 59% pensa che sia difficile alleare partiti tanto diversi. L’elettorato di FI è molto diviso in proposito: gli ottimisti rappresentano il 50% e i pessimisti il 46%. Tra gli elettori del Ncd e i centristi il 57% non sembra credere a un’alleanza sulla cui composizione, peraltro, le opinioni sono tutt’altro che univoche: il 49% ritiene che per il centrodestra sarebbe più opportuno unire le formazioni più moderate, escludendo quelle che hanno posizioni più estremistiche, mentre per il 41% sarebbe più utile aggregare tutte le forze: FI, Ncd, Fratelli d’Italia e Lega Nord. Nell’elettorato berlusconiano quest’ultima è l’opinione prevalente (55%), alla quale si contrappone una consistente minoranza (38%) che auspica un accordo limitato alle sole forze moderate. La fase di difficoltà del centrodestra è testimoniata dai risultati elettorali, prima ancora che dai sondaggi: alle Europee i quattro partiti principali che lo compongono hanno ottenuto 8,5 milioni di voti (contro i circa 14 del 2009) e rappresentano il 17% degli elettori. Per risalire la china il tema dell’alleanza e quello della leadership appaiono inderogabili

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