Corriere della Sera 20/07/14
M .Gu.
«Al di là del merito»,la
sentenza con cui la seconda Corte d’Appello di Milano ha assolto
Silvio Berlusconi dimostra che in Italia «abbiamo un sistema di
garanzie molto importante». Il Guardasigilli Andrea Orlando commenta
da Mantova l’assoluzione di Silvio Berlusconi e fa capire quale
direzione prenderà la riforma della giustizia. Il sistema sarà
migliorato, ma non stravolto. E poiché si tratta di una
«infrastruttura democratica», tutti dovranno partecipare al
processo riformatore.
Convinto che la riforma della giustizia
abbia «una grande rilevanza politica» il ministro avverte il
«rischio che la discussione si schiacci su casi concreti, pro o
contro Berlusconi come è stato in questi anni, o che si sconfini nel
tecnicismo». Aprendo la scuola di formazione politica organizzata
dai Giovani democratici della Lombardia, l’esponente dei «giovani
turchi» del Pd difende il sistema d’appello del nostro ordinamento
perché dà ai magistrati la possibilità di decidere diversamente
dal primo grado: «È un bene a cui dovremmo essere affezionati».
Mentre la responsabilità civile delle toghe, nella formulazione
proposta dalla Lega Nord e passata alla Camera per sette voti, non
convince affatto Orlando: «Va in senso contrario. Il rischio è che
il magistrato, per non esporsi a rischi personali, cerchi di
uniformarsi alle pronunce degli altri magistrati, oppure scelga quali
processi fare e quali no». È per questo che serve non una
responsabilità diretta, ma «mediata dallo Stato». Temi
delicatissimi, decisioni importanti che dovranno coinvolgere non solo
gli addetti ai lavori come giudici e avvocati, ma tutto il Paese con
«una grande discussione». Non sarà facile e Orlando si prepara
alla battaglia, dentro e fuori dal Parlamento: «La nostra proposta
si scontra con tantissime resistenze, con rendite di posizione e
convincimenti di carattere culturale. Davanti abbiamo un lavoro
enorme...».
Sull’onda dell’assoluzione del leader, Forza
Italia spinge per una riforma concordata «sul serio» tra
maggioranza e opposizione e pianta i suoi paletti: separazione delle
carriere, responsabilità civile diretta per dolo e colpa grave,
depoliticizzazione del Csm. La macchina della riforma si è messa in
moto. Il presidente nazionale dell’Unione camere penali, Valerio
Spigarelli, spera in una accelerazione e però boccia l’idea di
abolire l’appello: «Deve rimanere, per evitare che sentenze
sbagliate possano divenire definitive ed essere certificate come una
decisione inamovibile».
Il centrodestra prova a riannodare un
dialogo. Angelino Alfano commenta la sentenza come «una buona
notizia per l’Italia» e invita a rileggere il 2011 dal punto di
vista storico e politico: «Il centrodestra non si era diviso per
questa vicenda giudiziaria e non si ricompatta per questa». Un
giudizio «assolutamente positivo» dal punto di vista umano arriva
anche da Raffele Fitto, che esprime «felicità» perché d’ora in
avanti dentro Forza Italia si potrà ragionare di politica «senza la
spada di Damocle della vicenda giudiziaria di Berlusconi». Molto
critico invece il quotidiano cattolico Avvenire nell’editoriale del
direttore. Marco Tarquinio cita Bagnasco e ricorda il dovere di chi
ci governa di adempiere con «disciplina e onore» alle proprie
funzioni pubbliche: «Nessuno osi dire che nulla era successo...
Qualcosa di istituzionalmente, politicamente e moralmente rilevante è
invece accaduto, eccome».
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