Corriere della Sera del 15/07/14
Luigi Ferrarella
È un’inchiesta che muta segno a
seconda della prospettiva dalla quale la si guarda: da quella della
Procura di Busto Arsizio e dei carabinieri del Noe, i soldi sono
molti meno ma concettualmente l’andazzo nella quota leghista di
Regione Lombardia non sarebbe molto cambiato dalla Bossi-family alla
Maroni-family, intesa come tendenza ad accollare alle tasche dei
contribuenti il clientelismo a favore dei propri collaboratori. Vista
invece dall’ottica del presidente della Regione, sarebbe un caso di
scuola dell’eterno problema di se e quanto la fiduciarietà
connaturata ad alcune funzioni dell’amministrazione possa essere
scrutinata dai pm con il setaccio del codice penale.
Fatto sta
che il presidente della Regione, succeduto all’imputato Roberto
Formigoni, è indagato dai pm Eugenio Fusco e Pasquale Addesso, per i
quali Maroni, insieme al capo della sua segreteria Giacomo Ciriello,
avrebbe esercitato pressioni su esponenti di «Expo 2015 spa» (al
20% della Regione) e di «Eupolis» (ente regionale per la ricerca e
la statistica) affinché due sue collaboratrici quand’era ministro
dell’Interno, Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo, ottenessero
indebite utilità economiche consistenti in due contratti di
consulenza: 29.500 euro annui per Carluccio da «Eupolis», e 5.147
al mese per due anni per Paturzo da «Expo 2015 spa». Carluccio nel
2008-2011 è stata «consigliere» del ministro dell’Interno Maroni
«per le politiche comunitarie e di genere», poi fino al 19 aprile
2014 «consulente tecnica» gratuita della «Direzione Centrale di
Polizia; moglie dell’ex amministratore dell’Atac Gioacchino
Gabbuti, indagato per peculato nell’inchiesta sulla municipalizzata
romana del trasporto pubblico, nel 2011 comparve tra i clienti
truffati dalle società abusive del «Madoff dei Parioli»,
Gianfranco Lande, nel quale con una persona aveva investito 113.000
euro. Paturzo, quando Maroni era al Viminale, collaborava con la
portavoce del ministro, Isabella Votino, che ne è portavoce anche in
Regione e che ieri è stata interrogata come teste.
Il numero di
procedimento è lo stesso del processo Finmeccanica del pm Fusco:
dichiarazioni dell’ex tesoriere leghista Francesco Belsito
avrebbero innescato a fine 2013 intercettazioni (specie tra Pasqua e
il 4 luglio) compendiate dai carabinieri del Noe in una informativa
del 9 luglio. Per gli inquirenti, Maroni e Ciriello «non erano
riusciti a collocare» Carluccio e Paturzo «presso lo staff del
presidente, in quanto la loro assunzione sarebbe stata soggetta a
controlli della Corte dei Conti sulla Regione». Ecco allora che
Ciriello «manifestava» a esponenti di Expo e Eupolis, «ancora in
via di identificazione», che «tale era il desiderio del presidente
Maroni», e dunque «richiedeva e otteneva» che le due persone di
fiducia di Maroni ottenessero quelle consulenze: nel caso di
Carluccio per l’«internazionalizzazione delle best practice e la
sicurezza delle delegazioni estere accreditate», nel caso di Paturzo
sempre per l’«internazionalizzazione degli eventi Expo» ma dal
punto di vista dei rapporti a Roma tra la Regione e i ministeri più
in gioco.
«Sono assolutamente sereno e, allo stesso tempo,
molto sorpreso», commenta Maroni, «per quanto a mia conoscenza nei
due contratti a termine è tutto assolutamente regolare, trasparente
e legittimo: una figura professionale ha un preciso scopo di raccordo
tra Regione e società Expo, mentre l’altra, di provata esperienza
professionale, ha un ruolo di consulenza delle diverse tematiche
organizzative legate a Expo». La società guidata dal commissario
Giuseppe Sala conferma che «Expo 2015 ha accolto la segnalazione
della Regione che ha indicato in Paturzo il profilo idoneo al ruolo
da ricoprire», e questo perché «per loro natura intrinseca le
attività connesse alla gestione delle relazioni con le istituzioni
hanno carattere fiduciario». L’avvocato di Maroni, Domenico
Aiello, esprime «perplessità sulla competenza territoriale di Busto
Arsizio, visto che l’indagine è del tutto estranea ai fatti per i
quali il pm Fusco ha proceduto contro gli ex manager Finmeccanica.
Leggeremo le carte, ma siamo certi di dimostrare l’assoluta
trasparenza del presidente»
Non è la prima volta che
consulenze imbarazzano Maroni. Nel 2009, in una indagine dei pm
milanesi Romanelli e Ruta sulla centrale di evasione fiscale del
gruppo Mythos, il dirigente Franco Boselli di Mythos Business
Development riferì di 60.000 euro a Maroni e 14.000 alla sua
portavoce Votino nel 2008, che il ministro giustificò con fatture
emesse come avvocato per prestazioni fornite a voce. Nel 2010 il gip
di Roma archiviò l’indagine per finanziamento illecito perché
«l’attività professionale ben poteva esplicarsi in “mera
assistenza” esercitata mediante la sola formulazione di pareri o la
partecipazione a singole riunioni».
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