Corriere della Sera 26/07/14
Renato Benedetto
Ora più che mai, mentre si
affilano le armi, tra ostruzionismo e tagliole, per la battaglia
parlamentare sulle riforme questo libro può essere letto come «un
argomentato sostegno a chi sta provando a cambiare verso». È così
che Salvatore Vassallo definisce il suo ultimo lavoro, Liberiamo la
politica (il Mulino, 192 pp.). L’ex deputato pd, professore di
Scienza politica che ha presieduto la commissione per lo statuto del
partito, espone una ricetta che incrocia in più punti l’agenda
Renzi. L’orizzonte è quello di una «normale democrazia
dell’alternanza» e della competizione tra due forti partiti a
vocazione maggioritaria. Per raggiungerlo servono partiti
caratterizzati da una leadership forte e contendibile, a differenza
del modello Pci, dove i «dirigenti autorevoli» lo erano a vita, o
Dc, con «l’oligarchia dei capicorrente». Sono necessarie una
legge elettorale e un’architettura istituzionale che permettano ai
cittadini la scelta di deputati e premier (l’ottimo sarebbero i
collegi uninominali; ma dato che l’ottimo è nemico del bene
«l’Italicum è un compromesso ragionevole»); la riforma del
bicameralismo e un Parlamento che lavori più in commissione che in
Aula; un governo più forte, con premier scelti dai cittadini e con
più poteri. Ricco di approfondimenti comparativi, con le altre
democrazie, e storici, dalla Prima alla Seconda Repubblica, il lavoro
di Vassallo lascia affiorare la passione del militante. Riflettendo,
ad esempio, sulle occasioni mancate della scorsa legislatura, quando
era deputato. Oppure riguardo la decisione della Consulta sul
Porcellum: «Se il veleno proporzionale iniettato dai giudici della
Corte costituzionale entrasse in circolo, allora sì che, di fronte
alla moltiplicazione dei partiti e a un Parlamento incapace di
decidere, molti comincerebbero a dire che è meglio liberarsi della
politica democratica, invece di liberarla».
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