Per il segretario Pd i fronti su cui prosegue le sua battaglia sono
le riforme, in particolare quella del senato, e il partito. Alla
minoranza dei "frondisti" manda un ultimatum in vista dell'assemblea
dei senatori di stasera e prepara una «iniziativa forte»
«Non cedo su nulla». È netto Matteo Renzi, a due giorni dal voto in commissione sul disegno di legge di riforma del senato.
Parla diritto ai suoi mostrandosi irremovibile, innanzitutto sula non
elettività dei senatori. I quotidiani ricostruiscono: il presidente del
consiglio non intende mettere a rischio il sì in aula al disegno di
legge per colpa dei “frondisti”, la ventina di senatori dem (più quali
di FI) pronti a bloccare tutto. E che a questo punto ridiscute anche
l’organizzazione del partito: addio alla gestione interna, manda a dire
il segretario Pd ai suoi, non si cede alle minacce.
Parla ai bersaniani, ma anche ai Mineo-Minzolini e ribadisce la sua volontà di portare a casa il risultato. Francesco Bei su Repubblica scrive
di un’agenda serrata per tenere i suoi, che inizia stasera, quando
Renzi incontrerà i senatori all’assemblea e intimerà loro di stare «o di
qua o di là». I “ribelli” insistono proprio sull’elettività ed è a loro
che Renzi risponde che sarà «durissimo».
Di ultimatum parla anche Tommaso Labate sul Corriere, di un
segretario Pd pronto a lanciare «una “iniziativa forte”, attacca per
sperare di non rimanere scoperto dietro» perché «i segnali che arrivano
non lo tranquillizzano nemmeno un po’». Senza dimenticare che la riforma
del senato vale moltissimo per la Ue, «è lo scalpo del nuovo senato da
portare in Europa» (dove il presidente del consiglio andrà il 16 luglio
per partecipare la consiglio Ue), scrive Fabio Martini sulla Stampa,
Che poi racconta che sempre questa sera il segretario potrebbe
«rivedere lo schema unitario col quale intendeva formare la segreteria
Pd» e quindi le minoranze, bersaniana e civatiana, che sarebbero fuori
dalla gestione.
E ricorda che resta il rischio che i senatori in dissenso possano
esprimersi con un no anche sul voto finale. È vero, scrive Martini, che
l’asse Minzolini-Mineo non preoccupa più molto il presidente del
consiglio, che intanto è stato rassicurato da Alfano per il fronte Ncd. E
che la maggioranza potrebbe arrivare grazie alla Lega. Oltre al fatto
che c’è da attendere anche cosa accadrà in Forza Italia (Berlusconi
incontrerà i suoi domani, per ricomporre la fronda interna, contraria al
senato non elettiva).
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