Corriere della Sera 11/07/14
M.Antonietta Calabrò
Due chilometri e mezzo di strada in
salita dal Cancello del Sant’Uffizio e si arriva alla Torre di San
Giovanni, piantata sul punto più alto del Colle Vaticano, e che si
potrebbe dire che guardi faccia a faccia la Cupola della Basilica di
San Pietro. Il cardinale prefetto, George Pell, nuovo zar delle
finanze vaticane, è massiccio quasi quanto la Torre, figlio di un
pugile che fu campione dei pesi massimi, più di un metro e novanta
di altezza.
Francesco, il Papa venuto quasi dalla fine del
mondo, lo ha chiamato da «giù di sotto», down under, come gli
inglesi chiamano l’Australia, il nuovissimo mondo. E Pell ha finito
per mettere upside down , sottosopra, Ior , Apsa e tutto il resto.
«Sì,sì una volta il Papa ed io abbiamo discusso su chi tra noi
venga da più lontano...». Gli apostoli Giacomo e Giovanni furono
soprannominati da Gesù, Boanerghes («figli del tuono») per il loro
inesauribile zelo e anche per il loro temperamento impetuoso. Forse
anche Pell è «un figlio del tuono». È la sua prima
intervista.
Lo sa che lei è stato soprannominato Pell Potter,
come il maghetto dei romanzi, Herry Potter, perché dicono che voglia
procedere a colpi di bacchetta magica?
«No, non lo sapevo».
Però
che Francesco la chiama il «Ranger australiano», questo lo
sa...
«Sì, certamente». Guarda il finestrone rettangolare che
incornicia un panorama mozzafiato e aggiunge, sorridendo: «Il Santo
Padre non mi ha certo chiamato qui per guardare il Cupolone».
La
Segreteria per l’economia, il Consiglio per l’ Economia, la
riforma dello Ior, la nuova governance dello Ior, il Tesoro di Stato,
il Vatican Asset Management, eccetera... Naturalmente, si tratta di
rendere più efficienti le strutture economiche. Ma è soprattutto di
un cambiamento di filosofia, o meglio ancora di attitudine, di
atteggiamento. O no?
«Questo cambiamento era stato richiesto dai
cardinali nelle Congregazioni che hanno preceduto il Conclave. I
cardinali un anno fa hanno detto: “Basta”. “Basta con questi
scandali” . “Non vogliamo più avere queste sorprese sui
giornali”. “È un male per la Chiesa e per l’insegnamento
cristiano, cerchiamo di diventare un modello per i cattolici, ma
anche per il mondo, per tutti”. Ho preso sul serio quello che mi ha
chiesto Papa Francesco, ho preso in mano le cose, ma senza l’appoggio
del Papa non potremmo andare avanti. Non procedo con fretta, o a
colpi di bacchetta magica, il sostegno del Santo Padre, però, ci
rende perseveranti. Procedo con perseveranza. Nunc coepimus . Abbiamo
appena cominciato. Andremo avanti. Dobbiamo ancora migliorare. Ma una
cosa è certa: basta con Calvi e Sindona, basta con sorprese che
apprendiamo sui giornali».
Se lei dovesse usare tre parole per
descrivere questo processo quali userebbe ?
«Trasparenza
finanziaria, professionalità (cioè modernità nei metodi) e onestà
(“Basta scandali”). Ne aggiungo un’altra: contributo dei laici.
La Chiesa è un Popolo, non ci sono solo i sacerdoti, i laici entrano
a pieno titolo, votano, prendono decisioni. È una visione molto
fondata dal punto di vista teologico».
Si dice che ci siano
state in Curia reazioni negative alle novità, è così?
«La
grandissima parte dei cardinali è d’accordo».
Si riferisce
al cosiddetto C9, dei consiglieri di Papa Francesco?
«Non mi
riferisco solo a loro, a tutti i cardinali».
E veniamo ai
rapporti con gli italiani, lei ha sottolineato che la Chiesa è
universale e quindi le sue strutture lo devono essere anche loro.
Però non si può negare un processo di de-italianizzazione.
«Sono
strutture della Chiesa universale e non del vicariato di Roma. Ho già
annunciato in conferenza stampa dopo una sua domanda che sarà
nominato un membro italiano del board dello Ior. Aggiungo adesso che
ciò avverrà presto. In Curia, poi ci sono tanti italiani bravissimi
».
Come vanno i rapporti con il cardinale Segretario di Stato,
Pietro Parolin?
«Parolin ed io ci vediamo tutti i mercoledì e
abbiamo degli incontri frank and friendly , franchi e cordiali, sulle
situazioni reali. Non siamo due astri — due poli — nello stesso
sistema, ma due gemelli. Direi proprio così, due gemelli».
La
lobby maltese si è sostituita alla lobby italiana nella gestione
delle finanze vaticane? O sono tutte cattiverie?
«Non c’è
nessuna lobby maltese. Non mi piace sentir dire che queste persone
lavorano qui, ma in realtà perseguono i loro interessi. Joseph Zahra
(vice-coordinatore del Consiglio dell’Economia, maltese), è
impressionante per quanto lavora, quanto è capace e forte. Per mesi
e mesi di lavoro non ha voluto neppure un euro» .
I rapporti
finanziari con l’Italia non sono ancora normalizzati. Cosa pensa di
fare al riguardo?
«Noi riponiamo ogni fiducia in René Bruelhart,
il direttore dell’Aif, l’autorità per l’informazione
finanziaria. Il nuovo board dell’Aif deve aiutarlo. E tra poco
avremo due nuovi promotori di giustizia (cioè procuratori penali,
ndr) per l’applicazione delle nuova legge antiriciclaggio e il
nuovo codice penale . Naturalmente la nostra sovranità deve essere
rispettata, ma noi vogliamo seguire in tutto le norme internazionali
e anzi diventare un modello in questo . I rapporti con l’Italia
devono essere normalizzati presto ».
Nessun commento:
Posta un commento