giovedì 23 aprile 2015

Lettera al Presidente della Repubblica


Caro Signor Presidente Sergio Mattarella,
siamo un gruppo di lavoratori del Circolo Acli dell’Iveco di Brescia, alcuni già in pensione ma costantemente impegnati in politica (DC e PD) e nel sindacato (FLM e Fim Cisl).
Vogliamo anzitutto rivolgerle un grande augurio di buon lavoro, ma anche una sollecitazione sui temi della disoccupazione e della disuguaglianza.
Il sociologo bresciano Guido Baglioni ha scritto nel suo ultimo libro che nel secolo scorso la questione sociale coincideva con la questione operaia. E noi lo sappiamo perché la cultura di classe ci ha impegnato nella contrattazione e nelle lotte sindacali in fabbrica per dare dignità al lavoro.
Oggi invece – continua Baglioni – la questione sociale riguarda la disoccupazione e l’economista Stefano Zamagni arriva a dire che la globalizzazione potrebbe farci convivere a lungo con il 20% di disoccupati. E, a volte, quale occupazione! “Undici ore di lavoro per seicento euro al mese e senza contributi per la pensione è schiavitù”, ha detto Papa Francesco nel quartiere napoletano di Scampia. Un sistema economico che «scarta i giovani e li priva del lavoro, della possibilità di portare il pane a casa, ruba la dignità». 
Ben venga quindi la riforma del lavoro, il contratto a tutele crescenti e la nuova rete di protezione per chi perde il posto di lavoro e rischia di cadere nella più nera povertà.
Il movimento trasversale “Alleanza contro la povertà” ha proposto al sottosegretario Del Rio l’introduzione del “Reddito di inclusione sociale”. Noi sosteniamo questo progetto, ma non può reggere da solo di fronte ai privilegi e alle scandalose differenze sociali.
Negli anni ’70 Ermanno Gorrieri denunciava la giungla retributiva e i sindacati riuscivano a contenere il divario tra il salario dell’operaio e quello dei dirigenti. In seguito la situazione è peggiorata e le disuguaglianze sono diventate scandalose. Il 10% delle famiglie detiene il 47% della ricchezza nazionale. Sei milioni di italiani sono in povertà assoluta.
Il malessere diffuso pretende urgenti segnali di equità sociale. Non solo all’interno delle imprese e della finanza, ma anche dell’alta burocrazia statale. Senza dimenticare i dovere dei parlamentari di non farsi ricordare per privilegi, vitalizi e reversibilità. Ben vengano quindi le limitazioni poste dal governo Renzi agli stipendi dei dirigenti pubblici e dei consiglieri regionali, ma c’è ancora tanto da fare.
Siamo contenti per il suo tempestivo annuncio di riduzione della sede quirinalizia a favore di ambienti destinati alla promozione dell’arte. Ma troppo alti sono ancora i costi complessivi del Quirinale confrontati con i palazzi presidenziali degli altri Paesi europei.
Il Quirinale ha già comunicato che «sono state poste le premesse per la conseguente realizzazione di ulteriori economie negli anni successivi». Bene. Ora tocca a lei l’onere di premere sull’acceleratore. Buon lavoro presidente.
Per il Circolo Acli Iveco Brescia
Santo Minessi, Aliberto Taglietti, Giovanni Landi
Gianluigi Parolini, Eugenia Salvi, Renzo Mazzetti
Lorenzo Paletti, Francesco Gaia, Giuseppe Frattini
Andrea Taglietti, G.Battista Brivio, Franco Gheza
Mario Fappani, Riccardo Imberti

Brescia, 3 aprile 2015

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