lunedì 13 aprile 2015

La riforma storica del Jobs act.


Franco Gheza
Dice il presidente del consiglio Matteo Renzi: col Jobs Act noi rottamiamo e superiamo un certo modello di diritto del lavoro.
In Italia da molti anni era diventato normale assumere con tutte le forme di contratto meno il contratto a tempo indeterminato. La scommessa – aggiunge il ministro del lavoro Giuliano Poletti – è rovesciare questo fatto, la normalità sia l'assunzione a tempo indeterminato.
Per la prima volta c'è una generazione che vede finalmente riconosciuto il proprio diritto ad avere tutele maggiori – continua Renzi –, parole come mutuo, ferie, buonuscita, diritti entrano nel vocabolario di una generazione fino ad ora esclusa.
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 6 marzo 2015, il Decreto Legislativo attuativo del Jobs Act dà il via al nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Questo significa che la nuova normativa si applica a tutti i contratti stipulati dal 7 marzo 2015 in poi, mentre per i rapporti di lavoro già in essere resta valido il vecchio contratto.
Dallo scorso 7 marzo è ufficialmente in vigore anche la Riforma degli ammortizzatori sociali. Storica anche questa se si ricorda che già negli anni ’80 un ministro “concreto” come Giovanni Marcora aveva cercato di trasformare la Cassa integrazione in incentivi per l’impiego. Le novità assomigliano molto al reddito di inserimento e sono la Naspi (la nuova assicurazione sociale per l'impiego) modulata in base alla storia contributiva del lavoratore, l'Asdi (l’assegno di disoccupazione per chi non trova lavoro dopo la scadenza della Naspi), la Dis-Coll (cioè il trattamento di disoccupazione per i parasubordinati) oltre al Contratto di Ricollocazione.
L’ossessione del segretario della Fiom Maurizio Landini per l’art. 18 non gli ha permesso di tenere ben distinte le riforme giuridiche del lavoro dagli incentivi introdotti dalla Legge di Stabilità 2015 per le nuove assunzioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato che decorrono dal 1° gennaio di quest’anno. Si tratta dell'esonero totale dai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo massimo di 36 mesi e un importo massimo pari a 8.060 euro annui.
Cara lavoratrice, caro lavoratore – scrive la Cisl di Brescia in un volantino - se sei stata/o assunta/o o stai per essere assunta/o con il nuovo contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act, devi sapere innanzitutto che la sola differenza rispetto al contratto a tempo indeterminato che sei abituato a conoscere (o che forse non conosci perché sinora hai avuto solo contratti precari, ma di cui almeno hai sentito parlare), sta nella sanzione che viene imposta al datore di lavoro in caso di licenziamento illegittimo.
E’ vero che vi è il rischio, per come è scritto il decreto, che le mancanze disciplinari siano trattate tutte allo stesso modo, senza riguardo alla loro reale gravità. Ma devi sapere che i contratti collettivi nazionali di lavoro contengono un codice disciplinare che regolamenta la corrispondenza tra mancanze e sanzioni. La Cisl si sta già muovendo perché nei contratti questo sia meglio strutturato.
Come sindacato Cisl ci siamo battuti perché nel testo definitivo del decreto che regolamenta il nuovo contratto a tutele crescenti fossero eliminati alcuni aspetti pericolosi, come la possibilità di licenziare per scarso rendimento o in caso di fatti insussistenti, che avrebbero dato strumenti ingiusti al datore di lavoro. E ci siamo riusciti!
Buon lavoro dalla CISL

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