venerdì 3 aprile 2015

Delrio: “Nessuna tensione Matteo per me è come un fratello”


TOMMASO CIRIACO
La Repubblica 3 aprile 2015
Allenta la cravatta, piega la giacca e si accomoda sulla poltrona del barbiere di Montecitorio. È il rito con il quale Graziano Delrio inganna l’attesa. Mancano venti minuti al consiglio dei ministri convocato per nominarlo ministro delle Infrastrutture. «Avevo programmato di tagliare i capelli da tempo. No, davvero: il giuramento non c’entra». Le braccia sono bloccate dal telo. Volge lo sguardo verso l’alto per indicare la chioma brizzolata: «Sono lunghi e mi danno fastidio, allora approfitto di questo momento di eccessiva calma...». L’ultimo della giornata, perché a sera giurerà al Colle. «Ho trascorso con Renzi l’intera mattinata. E anche questa decisione, come le altre, l’abbiamo presa assieme. Lui e io siamo come fratelli ».
Tutto è iniziato all’alba, quando ha attraversato il cortile di Palazzo Chigi per raggiungere i suoi uffici. A metà mattinata ha iniziato a riempire gli scatoloni. Un rapido, ma minuziosissimo trasloco. Quando arriva alla Camera incontra il deserto.
Tutti in vacanza per un lunghissimo ponte. «Vado a fare qualcosa di più rilassante, dice? Non sono così sicuro, a dire il vero. Certo, il sottosegretario era un ruolo molto impegnativo». Un autentico massacro, nei racconti dei predecessori. Mille grane, mille mediazioni. «Ma anche il ministro delle Infrastrutture ha una mole di cose da fare - prevede Delrio - E poi la delicatezza del passaggio, del momento...». Il punto è proprio questo, perché la nomina arriva dopo la bufera che ha costretto Maurizio Lupi alle dimissioni.
«Bisogna soprattutto far partire i cantieri. Andiamo oltre la crisi anche se riusciamo in questo obiettivo».
Il programma è ambizioso. Non a caso la vigilia della nomina è spesa al telefono, per una serie di colloqui informali. Vuole costruire una squadra, e intende farlo in fretta.
Delrio è considerato un fedelissimo del premier.
Eppure più di qualcuno racconta un film diverso. Fatto di divergenze con Renzi e qualche tensione di troppo. Forse è per questa ragione che Delrio finisce da mesi, puntualmente, in ogni totonomine possibile.
Non succederà più, sorride, mentre la forbice del barbiere continua a tagliare. «Freddezza con Renzi? Ma di cosa parlano, è tutta pura invenzione. Invenzione di sana pianta. Io e Matteo siamo davvero come fratelli. Non c’è nessun tipo di problema, abbiamo cominciato assieme». In effetti, Delrio è forse il primo dei renziani. «Appunto! Abbiamo iniziato e continuato assieme. Anzi, anche in questo caso abbiamo deciso assieme, come tutte le altre volte». Con un metodo infallibile, giura: «Valutando le cose che sono più utili e chi le può fare meglio».
Hanno valutato questo nuovo inizio alle Infrastrutture. Delrio si tufferà nella sfida, accettando di restare ancora lontano dalla sua Reggio Emilia. E dalla numerosissima famiglia, ben nove figli. Cambia comunque poco, visto che i ritmi da sottosegretario erano già altissimi: «Da questo punto di vista non ci sono grosse differenze, il sacrificio per la famiglia è che io stia a Roma». Il barbiere ha finito, tutto è in ordine per il giuramento. Sta per indossare la giacca, quando si affaccia il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per un saluto. Due renziani al governo, in due ministeri di peso. Non si conosce invece il nome del successore di Delrio: «Ne abbiamo parlato, ma non so se il Presidente ha assunto le determinazioni definitive. Comunque il sottosegretario alla Presidenza non deve giurare al Quirinale, ma a Chigi. Quindi non deve farlo stasera». Va via da Montecitorio così come era arrivato. Da solo, a passo veloce. Euforia e qualche pensiero in più, visto che va ad occupare una poltrona scomoda. La accoglie con un sorriso: «Il mio stato d’animo? Soddisfatto. E un po’ preoccupato ».

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