lunedì 27 aprile 2015

«Caro Enrico, e i tuoi saggi?». 
Il duello costituzionalisti-ex premier.


Corriere della Sera 26/04/15
M. Antonietta Calabrò
«Caro Enrico, do you remember Quagliariello? Era il ministro delle Riforme istituzionali del tuo governo e guidava la Commissione dei 35 saggi?». Stefano Ceccanti non si sottrae a un nuovo scambio di risposte con Enrico Letta, dopo che venerdì l’ex premier aveva espresso dubbi «sull’opportunità di approvare riforme a maggioranza risicata». E lo stesso fa Augusto Barbera: «Il protagonismo del governo in materia di riforme istituzionali, lo hai inventato proprio tu, Enrico, dopo il fallimento del governo Monti, e l’insuccesso di formare un governo a guida Bersani, lo ricordi? ».

A loro si aggiunge Francesco Clementi. Ceccanti, Barbera e Clementi facevano parte proprio della Commissione dei 35 saggi e via Twitter e blog hanno spiegato che non riescono a capire perché Letta oggi si mette di traverso sull’Italicum. Semmai, aggiunge Clementi, «Enrico dovrebbe intestarsi la paternità del lavoro: non è un buon motivo contestarlo, perché non si è riusciti a portarlo in porto». In gioco l’agognata riforma del sistema elettorale, e cioè l’approvazione definitiva dell’Italicum, gli equilibri all’interno del Pd, la fiducia e, secondo quanto detto dal premier Renzi, lo stesso governo.

Sempre Clementi dice: «Stimo Enrico come uno che al di là del posizionamento politico è sempre attento a mantenere un profilo riformista e giudicare la realtà delle cose, ebbene l’Italicum costituisce quella che si può definire “una precondizione di sistema”, e l’unica differenza con la proposta della “sua” Commissione di saggi è che il premio di maggioranza va alla lista e non anche alla coalizione». Barbera spiega perché questo cambiamento non è per niente liberticida: «Nel 2013 abbiamo trovato l’accordo sul governo del primo ministro, così come avviene in Spagna, Inghilterra e Germania. Una riforma per far funzionare il sistema modificando solo la legge elettorale. L’Italicum migliora quell’accordo correggendo uno dei difetti più gravi del maggioritario e cioè la formazione di coalizioni eterogenee in grado di vincere, ma non di governare. Basta ricordare i governi Berlusconi con Lega e An, e il nostro governo Prodi che andava da Mastella a Turigliatto». Secondo i tre costituzionalisti, Letta, inoltre «non disconosce il merito» della questione. Ceccanti: «Letta firmò anche il referendum Guzzetta». Ma Letta sostiene che è una questione di metodo: niente «aut aut». Risponde Ceccanti: «L’eventuale voto di fiducia è perfettamente legittimo, dal momento che il Regolamento della Camera permette il voto segreto anche per questioni politiche che non coinvolgono scelte di coscienza, a differenza del Senato. Ci sono vari precedenti su questioni istituzionali. Lo adottò De Gasperi nel 1953, Andreotti nel 1990 e prima di Andreotti De Mita, di fatto, nel 1988».

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