mercoledì 22 aprile 2015

Il modello Somalia contro gli scafisti. 
I droni per distruggere le barche.


Corriere della Sera 21/04/15
Fiorella Sarzanini
Scafisti libici come i pirati somali. L’Unione Europea si mostra disponibile ad accogliere le richieste presentate dall’Italia e contro i trafficanti di uomini decide di colpire le postazioni e distruggere le barche utilizzate per trasportare i migranti. Il modello è quello dell’operazione «Atalanta» varata nel 2008 e rifinanziata nel novembre scorso. In attesa di un via libera dell’Onu all’intervento che consenta di svolgere operazioni di polizia sul suolo libico, i ministri degli Esteri e dell’Interno scelgono comunque di intervenire. La «linea dura» dovrà essere confermata durante il vertice straordinario di giovedì, ma l’intesa appare raggiunta e l’assenso da parte di alcuni Paesi ad accogliere una parte dei profughi, sia pur minima, dimostra che qualcosa effettivamente potrebbe cambiare nella politica comunitaria. Anche perché per il governo di Roma sono proprio queste le condizioni non negoziabili per tentare di governare il flusso di stranieri che certamente continueranno ad arrivare sulle nostre coste.

Modello Somalia
Lo schema dovrà essere messo a punto dai vertici militari, l’ipotesi rimanda a quello già sperimentato in Somalia, anche se dovranno essere rimodulati gli interventi. La missione avviata sette anni fa e tuttora attiva nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano, si svolge infatti in sintonia con il governo di Mogadiscio, mentre al momento appare impossibile trovare interlocutori in Libia. Dunque si procederà utilizzando soprattutto i mezzi aerei, in particolare i droni, in modo da poter compiere azioni mirate e annientare la flotta dei trafficanti. L’operazione coinvolgerà gli Stati membri e potrebbe richiedere anche la collaborazione di alcuni Paesi africani disponibili a cooperare con l’Europa.

Triton e Poseidon
L’attività compiuta dall’alto sarà naturalmente affiancata dai pattugliamenti marittimi. Da qui la scelta di potenziare «Triton» con ulteriori finanziamenti e soprattutto prevedendo l’impiego di un numero maggiore di mezzi navali rispetto a quelli attualmente schierati a 30 miglia dalle coste siciliane. La «copertura» dell’area di intervento sarà ampliata prevedendo anche una sinergia tra «Triton» e «Poseidon», l’operazione svolta nel tratto di mare di fronte alla Grecia, una delle nuove rotte battute dagli scafisti, come dimostra la tragedia di ieri di fronte a Rodi. Il timore, in vista dell’estate, è che il massiccio afflusso di profughi provenienti dall’Africa, ma anche dal Medio Oriente possa infatti convincere i trafficanti ad aprire nuove piste. Già nei mesi scorsi la Capitaneria di Porto e il Servizio Immigrazione del ministero dell’Interno avevano segnalato la presenza di numerosi mercantili nei porti della Turchia pronti a salpare e l’arrivo dei siriani nelle scorse settimane aveva confermato la necessità di avviare subito una trattativa con il governo di Ankara. Il negoziato ha dato al momento buoni risultati, ma non è possibile escludere che la pressione migratoria torni a farsi sentire e dunque appare necessario un pattugliamento più esteso.

Il trattato di Dublino
Molto importante viene giudicata dal governo italiano anche la disponibilità degli Stati membri ad accogliere 5.000 profughi sbarcati in Italia. Si tratta di un numero irrisorio rispetto alle 70.000 persone attualmente assistite e a quelle che presumibilmente saranno accolte entro breve, ma il risultato politico appare evidente perché per la prima volta viene superato — almeno nei fatti — il regolamento di Dublino secondo il quale il richiedente asilo deve rimanere nello Stato dove ha presentato istanza fino al completamente della procedura. Più volte era stata sollecitata, e sempre negata, una revisione dell’accordo per consentire una circolazione più libera tra i Paesi dell’Unione. Adesso uno spiraglio sembra aprirsi, già la prossima settimana potrebbero essere stabilite le «quote». Sempre che non si tratti delle promesse fatte sull’onda dell’emozione che, come in passato, tali rimangono.

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