sabato 18 aprile 2015

Il Pd blinda Paita. E Bagnasco la difende.


Corriere della Sera 17/04/15
Erika Dellacasa
Dopo l’avviso di garanzia per l’alluvione di Genova dell’ottobre scorso Raffaella Paita ieri ha ricevuto non solo la conferma della fiducia del Pd attraverso le parole del vicesegretario Lorenzo Guerini e del sottosegretario Luca Lotti ma anche l’inaspettato appoggio del cardinale di Genova Angelo Bagnasco. «Il Pd ligure — ha detto Guerini — ha invitato Paita ad andare avanti anche alla luce delle valutazioni sul merito della questione. Paita continua ad essere candidata del Pd e delle forze che sostengono la campagna elettorale». Un patto rinnovato nel ristorante Maniman (espressione genovese che indica prudenza) dove Lotti ha pranzato insieme con Paita («come iscritto del Pd le dico di andare avanti») con il governatore Claudio Burlando e con alcuni imprenditori ai quali il sottosegretario ha detto di considerare l’avviso di garanzia «neppure un incidente di percorso».

 Tutto bene dunque nel cielo di Liguria? Sì e no se è vero che il Pd ha deciso di avviare sondaggi e interviste ai genovesi per tastare il polso agli elettori e capire quanto la batosta giudiziaria possa pesare nel voto del 31 maggio. Per parte sua il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, ha già risposto dicendo di «provare dolore» e chiedendosi «chissà perché certe indagini esplodono sempre in certe ore e in certi momenti della storia delle città e della nazione. È importante che ci siano accertamenti rapidi per arrivare alla verità delle cose e non soltanto ai sospetti».

Quadrato quindi intorno all’assessore alla Protezione civile alla quale la Procura di Genova ha contestato il reato di concorso in omicidio e disastro colposi per l’alluvione del 9 ottobre. Quattro pagine di avviso di garanzia in cui i pm affermano che Paita e il dirigente del settore Gabriella Minervini avrebbero mancato di lanciare l’allarme meteo quindi avrebbero «gravemente ritardato l’avvio delle misure di protezione civile», l’utilizzo di uomini e mezzi e la comunicazione del pericolo alla popolazione. Mancanze che «cagionavano la morte per annegamento di Antonio Campanella» oltre al disastro ambientale. Secondo i pm assessore e dirigente avevano le informazioni necessarie per agire già dall’8 ottobre inoltre avrebbero dovuto tenere conto dell’alluvione del 2011 che aveva provocato sei morti. «Sono l’unico assessore in Italia a cui si imputa di non aver dato l’allarme — dice Paita —. Una cosa che non solo non è mio compito ma se lo avessi fatto avrei commesso un abuso perché è una decisione che spetta ai tecnici e non ai politici. Io ho agito correttamente e sono stata nella sala operativa della Protezione civile dalle 23 e 45 minuti fino alla mattina alle sei».

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