Corriere della Sera 06/06/14
Andrea Pasqualetto
VENEZIA — Ci
hanno pensato le denunce dei redditi a confermare che qualcosa non
quadrava a Venezia, dove mercoledì è esplosa l’inchiesta legata
al Mose con 35 arresti fra politici e imprenditori. Per esempio, la
famiglia Galan, composta dall’ex governatore del Veneto Giancarlo,
dalla moglie e dai loro due figli, ha dichiarato dal 2000 al 2011
entrate di poco superiori a 1,4 milioni di euro, valore decisamente
inferiore a quello delle spese fatte dai quattro nello stesso periodo
e scovate dagli uomini della Guardia di Finanza: oltre 2,6 milioni.
Cioè, nei dieci anni, il bilancio dei Galan risulta in rosso per 1,2
milioni. «Sproporzione evidente», sottolineano i pm Stefano
Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini nella richiesta di arresto
fatta al giudice per le indagini preliminari di Venezia. Evidente e
sospetta, nel senso che la Procura immagina dietro a quella
differenza ci possa essere lo «stipendio» in nero contestato a
Galan come frutto della corruzione: un milione di euro
l’anno.
Stessa indagine patrimoniale è stata fatta sulla
famiglia dell’assessore regionale Renato Chisso, arrestato
mercoledì scorso per corruzione sempre nell’ambito dell’inchiesta
sul Mose, per il quale la differenza è meno marcata ma pur sempre in
negativo: circa 1,1 milioni di euro dichiarati contro gli 1,4 trovati
dai finanzieri spulciando fra acquisti di case, conti correnti,
titoli e carte di credito. Il tutto riconducibile a lui, alla moglie
e alla figlia. «È ragionevole ritenere che la quota di spese
sostenute dai Chisso al di sopra delle proprie possibilità derivino
da provento illecito costituito sia da denaro contante che da
fittizia intestazione a terzi di quote societarie, in particolare
Adria Infrastrutture», concludono i magistrati. Per lui lo
«stipendio» in nero è stato valutato fra i 200 e i 250 mila euro
annui, versati dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn), concessionario
unico del ministero delle Infrastrutture per le opere di salvaguardia
della laguna, come forma di ringraziamento per l’attività politica
diretta a favorire i consorziati privati.
Il terzo caso passato
al setaccio dalla Procura è quello di un altro pubblico ufficiale,
l’ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante, accusato
di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio per aver ricevuto
circa 2,5 milioni di euro a fronte del suo interessamento allo
«spionaggio» fiscale a vantaggio del Consorzio. Spaziante e la sua
convivente hanno complessivamente dichiarato entrate per poco più di
2 milioni di euro, mentre sono state scovate uscite pari a quasi 3,8
milioni. «In questo caso emerge inequivocabile l’elevatissimo
tenore di vita», osservano i pm, precisando che «dalla scheda
patrimoniale risultano auto sportive, barche di lusso, villa con
piscina, prestigiosi immobili, nonché la frequentazione di
costosissimi alberghi per i suoi spostamenti in Italia. Soggiorni
settimanali a Milano in hotel da mille euro a notte». La perla è
però Dubai: «Volo in business class e trasferimento in limousine da
e per l’aeroporto». Il quarto indagato sottoposto a questa forma
di accertamento patrimoniale a tappeto è Paolo Venuti,
professionista padovano considerato «il gestore del patrimonio
illecito di Galan»: entrate per 2,8 milioni di euro, uscite per 5,9.
Dagli accertamenti bancari è emerso che sia lui che la moglie a fine
2009 hanno fatto rientrare 1,8 milioni grazie allo «scudo fiscale»
tramite la società Unione, la stessa fiduciaria usata da Galan per
il trasferimento in Croazia di 1,125 milioni di euro.
Fin qui
l’indagine patrimoniale. Nel chiedere i clamorosi arresti che hanno
messo in seria discussione la classe politica veneta degli ultimi
vent’anni, i magistrati hanno voluto sottolineare lo stile di vita
di un altro protagonista della nuova Tangentopoli: Patrizio
Cuccioletta, ex magistrato alle Acque di Venezia, anche lui accusato
di essere a libro paga del Consorzio con i suoi 400 mila euro annui
«fuori busta». «Il presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati,
non bada a spese pur di garantirgli agi e sistemazioni lussuose. Con
spese a carico del Consorzio prenota una camera matrimoniale al Grand
Hotel di Cortina e una seconda camera all’autista». C’è poi il
capitolo «parentopoli», già in parte emerso lo scorso anno con
l’arresto di Mazzacurati che da presidente «ha convogliato risorse
anche sulle figlie, secondo una gestione quasi familiare
dell’impresa». E beneficiari sono anche i parenti di Cuccioletta.
«Al fratello un contratto di collaborazione per 40 mila euro... alla
figlia un contratto con il Consorzio per 27.600 euro e l’assunzione
della Thetis, controllata del Cvn».
Infine nel documento è
riportata una dichiarazione choc, sulla quale indagheranno gli
inquirenti nelle prossime settimane. È di Claudia Minutillo,
segretaria storica di Galan e supertestimone dell’inchiesta: «Mi
raccontarono che Neri del Consorzio aveva nel cassetto 500 mila euro
da consegnare a Marco Milanese per Tremonti e li buttò dietro
l’armadio quando arrivò la Guardia di Finanza. Loro sigillarono
l’armadio e la sera andarono a recuperare i soldi». Tutta da
verificare: Milanese è sotto accusa, Tremonti no. Mentre l’altro
ex ministro, Altero Matteoli, allora responsabile delle
Infrastrutture, è ufficialmente indagato per la vicenda delle
bonifiche ambientali di Porto Marghera.
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