Internazionale 5 giugno 2014
Il 4 giugno Israele ha dato il via libera alla costruzione
di 1.500 nuove case, di cui 1.100 nelle colonie della Cisgiordania e
altre 400 a Gerusalemme est, in risposta alla formazione di un governo
di unità nazionale palestinese.
Secondo il quotidiano Ha’aretz, il ministro per la casa Uri Ariel si
è congratulato “per la decisione di dare una risposta propriamente
sionista alla nascita del governo terrorista palestinese. Il diritto e
il dovere di Israele di costruire nel paese per abbassare i prezzi delle
case è indiscutibile”. “E questo è solo l’inizio”, ha concluso il
ministro, che appartiene al partito di estrema destra Casa ebraica.
La decisione è stata invece contestata dalla ministra della
giustizia, Tzipi Livni, che ha dichiarato alla radio dell’esercito che
la costruzione delle nuove abitazioni sarebbe un errore politico. Una
scelta che renderebbe difficile compattare la comunità internazionale
contro Hamas.
“Con questa decisione, Netanyahu vuole spingere i palestinesi al
confronto o all’internazionalizzazione del conflitto”, ha dichiarato
Nimr Hammad, consigliere del presidente palestinese Abu Mazen, esortando
gli Stati Uniti a varare delle “misure serie contro il provvedimento
del governo israeliano”.
Intanto il primo ministro palestinese, Rami
Hamdallah, ha chiesto alla comunità internazionale di “esercitare
pressioni su Israele” affinché le prossime elezioni generali, oltre che
nei Territori occupati, possano essere organizzate anche a Gerusalemme
est.
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