martedì 3 giugno 2014

Il governo cinese censura l’anniversario di piazza Tiananmen


Internazionale 3 giugno 2014

Il governo cinese ha aumentato le misure di sicurezza e ha avviato un giro di vite contro i dissidenti alla vigilia del 25° anniversario della strage di piazza Tiananmen, avvenuta tra il 3 e il 4 giugno 1989.
La censura delle autorità è cominciata settimane fa. Almeno venti tra avvocati, giornalisti e attivisti sono stati arrestati, secondo l’associazione Human rights in China. Tra i fermati c’è anche Guo Jian, un artista australiano di origini cinesi che nei giorni scorsi aveva parlato dei fatti del 1989 in un’intervista al Financial Times. Secondo i testimoni sul posto diversi soldati e poliziotti hanno circondato la piazza.
Il Foreign correspondents club of China, associazione che rappresenta i giornalisti stranieri in Cina, ha denunciato atti intimidatori contro i reporter occidentali. Una troupe francese, fermata dalla polizia mentre cercava di fare domande su piazza Tiananmen, è stata interrogata per sei ore.
Le ricerche su internet legate ai fatti di piazza Tiananmen sono state bloccate. È stato impedito anche l’accesso a Google, scrive il South China Morning Post. Secondo gli analisti quest’anno la repressione in occasione dell’anniversario è stata ancora più forte rispetto al passato.
L’anniversario di piazza Tiananmen non è mai stato pubblicamente celebrato in Cina, anche se ogni anno ci sono commemorazioni a Hong Kong e a Taiwan.
Cosa successe in piazza. Nell’aprile del 1989 centinaia di migliaia di persone si riunirono in piazza Tiananmen per chiedere più democrazia e trasparenza alle autorità cinesi, anche sull’onda della glasnost avviata in Unione Sovietica. I manifestanti cominciarono uno sciopero della fame, rimanendo in strada per settimane e raccogliendo sostegno da diverse città in tutta la Cina.
Dopo aver inizialmente tollerato le proteste, il governo decise di dichiarare la legge marziale e di reprimere le manifestazioni con la forza mandando l’esercito contro i manifestanti. Secondo Amnesty International, nella repressione morirono almeno mille persone e diecimila rimasero ferite. Centinaia anche gli arresti.

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