Udienza generale in San Pietro dedicata al "timore di Dio". «Non
mettete speranza nel potere, nei soldi, nell'orgoglio e nella vanità,
non possono prometterci niente»
E queste persone sappiano che «nell’aldilà dovranno rendere conto a
Dio» del male compiuto. E «dall’altra parte» non porteranno con sè né
«soldi, né potere, né orgoglio».
Durante la quale il Pontefice ha spiegato il settimo dono dello Spirito, chiamato “timore di Dio”. «Un allarme di fronte alla pertinacia del peccato – lo ha definito Papa Francesco –: nessuno porta con sè dall’altra parte soldi, potere, vanità e orgoglio. Penso alle persone che hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere. Penso a coloro che vivono della tratta delle persone e del lavoro schiavo. Penso ai fabbricanti di armi che sono mercanti di morte. Ce ne sono qui? No. Nessuno, nessuno di questi è qui, non vengono a sentire la parola di Dio. Ma un giorno – ha ricordato Francesco – tutto finisce e nessuno può portarsi dall’altra parte il frutto della sua corruzione».
Durante la quale il Pontefice ha spiegato il settimo dono dello Spirito, chiamato “timore di Dio”. «Un allarme di fronte alla pertinacia del peccato – lo ha definito Papa Francesco –: nessuno porta con sè dall’altra parte soldi, potere, vanità e orgoglio. Penso alle persone che hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere. Penso a coloro che vivono della tratta delle persone e del lavoro schiavo. Penso ai fabbricanti di armi che sono mercanti di morte. Ce ne sono qui? No. Nessuno, nessuno di questi è qui, non vengono a sentire la parola di Dio. Ma un giorno – ha ricordato Francesco – tutto finisce e nessuno può portarsi dall’altra parte il frutto della sua corruzione».
Dall’altra parte, ha osservato Papa Francesco, «possiamo portare
soltanto l’amore che Dio padre ci dà, le carezze di Dio, accettate e
ricevute da noi con amore. E possiamo portare quello che abbiamo fatto
per gli altri. Non mettete speranza nel potere, nei soldi, nell’orgoglio
e nella vanità, non possono prometterci niente».
«Penso per esempio – prosegue il Papa – alle persone che hanno
responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere; voi pensate che una
persona corrotta sarà felice dall’altra parte? No! Ma tutto il frutto
della sua corruzione ha corrotto il suo cuore. Penso a coloro che vivono
della tratta di persone e del lavoro schiavo: voi pensate che questa
gente ha nel suo cuore l’amore di Dio? Uno che sfrutta le persone con il
lavoro schiavo? No!».
«Penso – aggiunge il Pontefice – a coloro che fabbricano armi per
fomentare le guerre. Sono sicuro che se faccio la domanda: quanti di voi
siete fabbricatori di armi? Nessuno! Questi non vengono a sentire la
parola di Dio, questi fabbricano armi e sono mercanti di morte. Che il
timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che
dovranno rendere conto a Dio!».
Nessun commento:
Posta un commento