L'incontro Renzi-Di Maio ha fatto vedere che i grillini sono diventati un partito normale, che sta al gioco politico
Ricordate, a febbraio, la consultazione di Renzi, allora premier
incaricato, con Grillo e gli altri Cinquestelle? Bene, dimenticatelo.
Allora fu tutto un mandarsi a quel paese: il comico specialmente brillò
per scostumatezza, con il povero Renzi che implorava, «Beppe, esci da
questo blog, esci da questo streaming».
Cinque mesi dopo – in mezzo c’è stato il 40,8% del Pd renziano e il
flop dei grillini con due milioni di voti in meno – la scena è cambiata
radicalmente: nell’incontro fra Renzi (accompagnato da Zanda, Speranza,
Moretti e Serracchiani) e il M5S (Di Maio, Brescia, Buccarella,
l’”esperto” Toninelli) si è assistito ad un confronto costruttivo,
pacato, di merito). Un novità assoluta. Non solo nei toni (che pure per
un partito nato sul vaffa è quanto mai significativo), ma anche nella sostanza.
Nel merito della legge elettorale le novità ci sembrano soprattutto
due: la disponibilità di Renzi ad affrontare la questione delle
preferenze; e la simmetrica disponibilità del grillini ad accettare il
doppio turno, che per il Pd è il vero cardine irrinunciabile
dell’Italicum. E dunque si potrebbe dire che, almeno in teoria, fatto
salvo il doppio turno (che consente di conoscere il nome del vincitore
la sera stessa delle elezioni) l’Italicum è potenzialmente
ri-discutibile. Come la prenderà Forza Italia? Capirà adesso che non può
traccheggiare oltre?
In ogni caso, ora si discuterà senza tanti lacci e lacciuoli in
commissione al senato. L’aria è che non è che si deve chiudere domani.
Meglio un po’ di tempo in più, ma fare meglio: e ora nel gioco c’è anche
il M5S.
Merito a parte, torniamo sull’importanza politica dell’incontro
Renzi-Di Maio. Per ribadire, in conclusione, che si ha netta la
sensazione che il M5S esce finalmente “da questo blog” e comincia a fare
politica, non si schifa di sedersi al tavolo e di svolgere un ruolo nel
gioco parlamentare. Sì, pare proprio che il M5S sia diventato un
partito normale. In un certo senso siamo entrati nel dopo-Grillo, cioè
si sta superando l’idea di un gruppo autoreferenziale e che sta solo sui
tetti del parlamento. Non è una cattiva notizia.
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