Marta Giovannini
Anche
la terra vitivinicola di Langa è diventata patrimonio dell'umanità
(sito Unesco).
Il mondo sa quindi di avere un privilegio in più: poterla contemplare e
doverla difenderla dallo scempio di chi sacrifica la storia e la
tradizione per i quattro soldi delle speculazioni che già Gadda
denunciava più un secolo fa.
Di questo aspetto dovrà occuparsi sempre più anche quella politica che
oggi sgomita nell'intestarsi il risultato del presentigioso
riconoscimento; traducendo, finalmente, in fatti "pesanti" le tante
parole degli ultimi giorni.
A questo si deve affiancare poi una lungimirante politica sul trasporto
locale. L'Italia, tutta intera, ha una caratteristica: tanti borghi
piccoli, spesso fatti di viver bene e sapientemente, ma troppo isolati e
per questo spesso abbandonati. Collegarli almeno come si collegano le
periferie al centro della città sarebbe un' opera importante più di
tante altre perché porterebbe ad investire davvero sulla qualità della
vita.
Il riconoscimento Unrsco infatti non va inteso nel solito senso
economico - l'unico metro che pare rimasto per misurare cose e persone -
ma con altro e più ampio "sguardo", essendo si qualcosa di prezioso, ma
fatto di quel valore che non si può comprare; un valore che ripaga solo
chi è disposto nell'animo a riceverne davvero beneficio.
Essere diventati Patrimonio dell'Umanità e' la vittoria attestata della
nostra campagna, dei nostri bellissimi paesi, sulla città, della
profondità del verde sul grigiore del cemento, della tradizione della
gente semplice sulla mondanità, del silenzio delle colline sul chiasso,
della contemplazione sulla frenesia del fare per fare, della vita
semplice sulle troppe affannose ricerche e, così, della felicita'
ritrovata in cose antiche e ritmi scanditi con giuste pause. Bene
prezioso appunto che la civiltà di oggi cerca e, qui, trova.
Libiamo dunque a questo e a null'altro!
Brindiamo con i gradi vini che sono essenza di ciò che vediamo, magari
sotto una bella luna d'estate, dove 45 anni fa abbiamo messo piede,
vista pero dal belvedere di uno dei nostri borghi sufficientemente
lontani da quelle "luci della città", e delle periferie, sulle quali
anche il grande Chaplin, muto e in bianco e nero, nutriva qualche
dubbio.
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