sabato 7 giugno 2014

Il paradiso milionario perduto dal Doge 
La villa sotto sequestro.

Corriere della Sera 07/06/14
Marco Imarisio



VENEZIA — Adesso il paradiso è davvero perduto. Giancarlo Galan è diventato ospite a casa sua. La villa di Cinto Euganeo acquistata nel 2006 e in seguito ristrutturata con un bell’aiuto dagli amici imprenditori, non seguirà il destino a bagnomaria delle altre case «scandalose» che hanno illustrato e riassunto questi ultimi anni di tangenti. Dal giorno seguente agli arresti targati Mose la dimora del tredicesimo secolo è passata di mano o quasi, sottoposta a sequestro conservativo da parte della procura di Venezia. Il provvedimento, «finalizzato alla confisca», è frutto di conti da pallottoliere. La corruzione addebitata all’ex governatore del Veneto ammonta a 4 milioni e 800 mila euro. I suoi conti bancari non arrivavano a coprire quella cifra.

E così tanti saluti alle dieci barche ormeggiate sulla riviera veneta e in Croazia, sede delle vacanze estive. Ma soprattutto a Villa Rodella, dal nome della famiglia nobiliare che ne divenne proprietaria all’inizio del Settecento, una reggia da quasi duemila metri quadrati comprensiva di parco e oratorio privato, la realizzazione del sogno di una vita. Galan l’acquistò nel febbraio 2006 da un medico di Lozzo Atestino desideroso di sbolognarla, che al momento del rogito mette in guardia l’uomo più potente del Veneto. Attento, gli dice, quella villa circondata dai vigneti e dai campi dei Colli euganei è un’idrovora. Le spese mensili di mantenimento, tanto per dire, ammontano a quasi settemila euro.

Ma il sogno del governatore aveva già un nome. Una parte della villa doveva diventare «il centro di riferimento dell’ospitalità in Veneto», e si sarebbe chiamata Paradiso perduto. Il progetto, per il quale viene creata una apposita società con la moglie Sandra Persegato, è diviso in due fasi. La prima prevede l’accurato restauro degli interni e la creazione di quindici camere. Subito dopo cominceranno i lavori al pianterreno per fare spazio a un ristorante destinato a un non meglio precisato «chef di fama mondiale».

Il parco, abbandonato per carenza di risorse dal precedente proprietario, è destinato a fare da calamita di clienti una volta trasformato in giardino storico. Galan convoca i migliori esperti botanici della Regione che stilano un piano triennale per il recupero di tutte le piante autoctone, gelsi, salici, siepi, e costruiscono due grandi roseti coltivati a rose antiche. Gli amici si preoccupano, perché il governatore è andato in fissa con questa storia del resort, mai chiamarlo bed&breakfast in sua presenza, che si infuria. A Natale comunque gli regalano un trattore.

Il primo giro di lavori costa quasi due milioni di euro e riguarda il recupero della cappella privata, del parco e della vegetazione. Dovrebbe chiudersi nel luglio del 2006, ma sfora di dieci mesi. Comunque il 10 settembre 2007, giorno del cinquantunesimo compleanno del governatore, tutto è pronto per l’inaugurazione della villa. In ordine sparso, tra i presenti vengono segnalati Silvio Berlusconi, Renato Pozzetto, Al Bano e soprattutto gli imprenditori Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, che poi avranno un certo peso nella perdita del paradiso in questione.

Lo sforzo per l’acquisto e la prima sistemata della Villa risulta estremo anche per un uomo facoltoso. Non è necessario lo psicologo per capire cosa significhi quella proprietà per l’ex dirigente di Publitalia, figlio di un medico ex partigiano, nato e cresciuto in un quartiere popolare di Padova. È il grande balzo in avanti, dalla piccola borghesia verso l’infinito e oltre. Le voci sulle difficoltà economiche di Galan prendono corpo, diventano pettegolezzo e malignità nel Veneto che conta. E poi l’idrovora è sempre in funzione, ci sono anche tre nuovi maggiordomi e due giardinieri a libro paga.

Il governatore non si ferma, il paradiso non può attendere. C’è da sistemare la parte più abbandonata di Villa Rodella. La barchessa è la vecchia residenza della servitù destinata a diventare fiore all’occhiello del futuro imprenditore alberghiero. Galan si vede così, una volta portato a termine il terzo mandato da governatore. Lo dice anche a un mensile specializzato nel settore, al quale confida le sue ambizioni di un ritiro dalla politica attivo e fruttuoso. Il nuovo progetto di ristrutturazione prevede un altro salasso da un milione e settecentomila euro, destinati al rifacimento delle stanze, cambio dei soffitti, ripavimentazione dell’intera dimora. Paolo Venuti, il suo commercialista, si fa avanti con Baita. C’è da venire incontro alle parcelle dell’architetto Davide Turato, specialista in ristrutturazioni. L’imprenditore obbedisce, come Garibaldi. E non si tira indietro neppure quando c’è da fare un rabbocco delle spese, pagando le parcelle, gonfiate e sovrafatturate, della Tecnostudio, la società di Turato.

Nel 2010 Galan non viene ricandidato alla presidenza della sua Regione. Il restauro di Villa Rodella ormai è terminato, ma del «centro di riferimento dell’ospitalità in Veneto» si sono perse le tracce. L’ex governatore diventa ministro dell’Agricoltura. La nuova vita da albergatore viene rimandata a data da destinarsi.





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