Il sì agli 80 euro conferma le divisioni interne e forse è uno spartiacque
Va subito annotato che Nichi Vendola, spiegando il sì di Sel al
decreto Irpef (quello degli 80 euro) ha precisato che «non è uno scivolo
per avvicinarsi progressivamente all’area di governo». Ammesso che sia
così, certamente non è nemmeno «uno scivolo» al contrario, verso una
posizione dura e pura, antagonistica, nei confronti dell’azione di
Renzi. No, caro Vendola, è una novità politica, altro che.
La riprova sta nel fatto che sulla questione Sel si è divisa. Si è
divisa a tal punto che (caso più unico che raro nella pratica politica
di quel partito) un’eco ne è giunta persino in aula, dove Giorgio
Airaudo, che è un dirigente molto importante, e Giulio Marcon si sono
dissociati dalla decisione e si sono astenuti.
Tutte le ricostruzioni confermano che ieri sera c’è stata battaglia
grossa. E quando in un partito di sinistra c’è battaglia grossa su un
punto specifico in realtà c’è divisione sulla strategia complessiva,
sulla “linea”. Il che non è un mistero per nessuno. Tutta la (deludente)
vicenda della lista Tsipras ha messo in mostra contraddizioni e
sofferenze che hanno scosso e scuotono la formazione vendoliana,
attraversata da un dibattito sulla prospettiva politica che solo un
continuo e defatigante ricorso all’ars mediatoria del leader consente di non far deflagrare.
Ci sono due linee, in controluce visibile anche nella odierna
circostanza del voto sugli 80 euro: dar credito, seppure in autonomia,
alla linea Renzi, al suo nuovo Pd e all’azione del suo governo. O
ritrarsi cercando riparo e conforto sui lidi di una sinistra-sinistra
sostanzialmente antagonista, una sorta di Rifondazione 2.0 (se non fosse
un ossimoro).
È un dibattito che va seguito con rispetto e senza superficialità.
Molto importante, per la sinistra, per il Pd, per il quadro politico. In
questo dibattito, il voto di oggi segna, forse, uno spartiacque.
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