Corriere della Sera 26/06/14
Doveva essere la nuova puntata del
tormentone in streaming. E invece attorno a quel tavolo forse è
andata in scena una svolta politica. Tutti ad aspettarsi il nuovo
episodio di una fortunata serie in Rete, con tutte le battute, le
facce, le punzecchiature, le pose, i recitativi. E invece è successo
qualcosa, nel vertice in diretta tra il pd di Renzi e i 5 Stelle
capeggiati da Di Maio, di cui dovrà preoccuparsi chi ha siglato il
patto del Nazareno, credendolo infrangibile. Tra breve si rivedranno,
il Pd e i 5 Stelle, e sulla legge elettorale hanno più cose da dirsi
di quante non siano quelle che dividono irrimediabilmente. Ma come,
si insultavano sanguinosamente in campagna elettorale e adesso gli
adepti di Grillo vanno a incontrare l’«ebetino» Renzi? Nessuno
credeva che potesse uscirne qualcosa, se non un altro spettacolo.
Tutti immaginavano: ecco la mossa disperata dei grillini, suonati
dolorosamente alle elezioni, messi fuori gioco dal successo
travolgente di Renzi. Tutti almanaccavano, ma no, è troppo tardi,
una resipiscenza fuori tempo massimo, e poi Renzi non potrà mica
cambiare alleati in corsa e dare, dicevano i più perfidi e maligni,
il benservito a Berlusconi che tanto si era speso per lui in campagna
elettorale. Aspettavano Grillo in persona. Chissà, magari finiva
ancora a male parole. Una guerra tra primedonne in diretta streaming.
E invece no. Ognuno ha detto la sua, con una pacatezza che è quasi
risultata caramellosa. Una bonarietà inconcepibile tra chi si è
affrontato fino a un mese fa con una violenza verbale. Tutti a
parlare di percentuali, schemi, numeri. Invece del fragore delle
mazze in una pugna senza fair play, risuonavano nel soffice dialogo
streaming parole impegnative come «governabilità». E alla fine
addirittura la convergenza, la doppia disponibilità. E il
«rivediamoci». Vederci non è stato inutile. Parlarsi è stato una
scelta saggia, rifacciamolo. E lo rifaranno. Ma per dirsi non cose
generiche, bensì cose molto precise. In pratica, esclusa la
questione un po’ bizzarra dei voti dati contro qualcuno, una delle
perle del «complicatellum» di puro conio grillino, su tutto il
resto l’interlocuzione è aperta. Sulle preferenze Renzi è
possibilista. Non dice nettamente di no. Finora aveva detto: nulla di
dogmaticamente contrario al sistema delle preferenze, ma pacta sunt
servanda, e il patto del Nazareno con Berlusconi escluse
tassativamente il sistema delle preferenze. Mi dispiace, so benissimo
che questo è uno degli aspetti più indigeribili del Porcellum, ma
non posso andare oltre, Ora dice che è possibile. Non che si farà,
ma che comunque non farà le barricate. Per Di Maio e gli altri
esponenti del Movimento 5 Stelle è la buona novella: il premier si
dice pronto ad accogliere una loro proposta. E, quasi a voler
contraccambiare la cortesia, vogliono mettere sul vassoio della
festa, una loro disponibilità: quella sul doppio turno. Non è che è
stato siglato un patto, ma si è stabilito un percorso comune. Un
arrivederci su due elementi importanti, decisivi di una nuova legge
elettorale. Però, si dà il caso che questi siano i due punti più
indigesti per Berlusconi, Verdini, Forza Italia, i contraenti del
patto del Nazareno. Sulle preferenze, Berlusconi è stato categorico.
Sul doppio turno, ha già dovuto ingoiare la storia del ballottaggio
tra le due coalizioni maggiori che, per godere del premio di
maggioranza senza aver superato una certa soglia, devono sfidarsi in
una competizione numero due. In più, Forza Italia rischia di non
essere nemmeno tra i primi due, con Grillo davanti. E in più, Renzi
da solo, senza coalizioni e alleanze fastidiose e paralizzanti, ha
preso oltre il 40 per cento, superando la soglia minima di voti per
ottenere il premio di maggioranza. Finora ha accettato tutto,
Berlusconi, pur di intestarsi le riforme istituzionali e incarnare il
ruolo di Padre della Patria. Ma oggi rischia di non essere più
determinante. Con lo streaming si profila la possibilità (per ora,
solo la possibilità) di un cambio di maggioranza sulla riforma
elettorale. Sulla riforma del Senato, no, non è possibile. Ma sulla
legge elettorale sì. Con Grillo che può smentire chi dice che i
suoi voti non servano a niente. Con Renzi che si libera dei vincoli
del Nazareno. Con Berlusconi che rischia di pentirsi di aver creduto
al «Silvio, stai sereno». Un piccolo terremoto. Molto più di uno
show in streaming.
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