L'ex candidato segretario battezza il terzo troncone di quella che
fu la sua mozione congressuale. Scaricato dai Giovani turchi e mai
digerito dai bersaniani, ora va avanti con un gruppetto di fedelissimi e
guardando ai fuoriusciti di Sel
Elegante, cortese e corretto, Gianni Cuperlo ha mantenuto il suo
stile anche quando nei suoi confronti non proprio tutti si sono
comportati con pari eleganza. Così oggi, mentre Giovani turchi e Area
riformista provano a ricercare un rapporto con la figura preminente nel
Pd di Matteo Renzi (i secondi con molta più difficoltà dei primi), lui
va avanti per la propria strada. Nasce da qui Sinistra dem, la nuova
componente cuperliana presentata a Firenze con una pattuglia di
fedelissimi (Andrea De Maria e Peppe Provenzano, tra questi).
L’obiettivo? Presidiare l’area della sinistra, guardando anche a quanto
sta accadendo in Sel e proponendosi come interlocutore degli ex
vendoliani, in quello che l’ex presidente dem chiama un «campo aperto».
«Il Pd – ha spiegato Cuperlo – ha bisogno di una sinistra
profondamente rinnovata e ripensata e noi vogliamo dare un contributo in
questo senso sulle idee, sui progetti, sulle politiche e sulle
riforme». Il tentativo è certo ambizioso, in un periodo di renzismo
imperante. A Cuperlo va riconosciuta l’ambizione di coltivare un proprio
progetto autonomo, che non si pone come elemento fondante quello di
rapportarsi in un modo o nell’altro con il segretario.
Lanciato dai Giovani turchi come frontman congressuale, nel
tentativo di condurre una battaglia autonoma anche di impronta
generazionale, il suo nome è stato in qualche modo subìto in extremis
dai bersaniani, rimasti disorientati dopo i flop elettorale e
quirinalizio e le dimissioni dell’ex segretario, che non è stato in
grado di trovare una candidatura alternativa, impegnato soprattutto a
suo tempo nel tentativo di rinviare il congresso, piuttosto che di
vincerlo. Oggi Orfini & co. hanno privilegiato la via della
collaborazione con il segretario nella gestione del partito, con una
caratterizzazione autonoma sul piano di alcuni contenuti. I bersaniani,
invece, faticano ancora a trovare una propria collocazione, accettando
di entrare in segreteria, ma insistendo su un modello di partito non
solo lontano da quello che ha in testa Renzi, ma che ha anche già
mostrato negli anni scorsi tutti i suoi limiti.
Gli uni e gli altri quasi non si parlano, ma si sono mostrati subito
d’accordo su una cosa: la leadership di Cuperlo è da archiviare. Lui non
ne ha fatto un dramma. Ha partecipato alle iniziative di tutti i suoi
ex compagni di mozione, nell’estremo tentativo di tenere in vita
quell’esperienza, e quando si è dovuto arrendere all’evidenza dei
rapporti ormai praticamente inesistenti, ha fatto un passo di lato e ha
cercato un proprio percorso. Bello, solitario e democratico.
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