mercoledì 17 dicembre 2014

Usa-Cuba, c’ è voluto mezzo secolo. Ora finalmente è disgelo

Emanuela Franchini 
Europa  
Obama annuncia la riapertura dell'ambasciata all'Avana e un alleggerimento delle sanzioni. Liberato oggi Alan Gross, cittadino americano arrestato cinque anni fa e oggi tornato a casa. Il ruolo di papa Francesco
Finisce un’epoca, tanto che Barack Obama parla di «nuovo capitolo nelle relazioni tra le Americhe». Dopo 50 anni di ostilità, è arrivato il momento del disgelo tra Stati Uniti e Cuba. E il primo segnale è la liberazione di Alan Gross, cittadino americano arrestato cinque anni fa e oggi tornato negli Stati Uniti.
Il ruolo del Vaticano è stato essenziale. Il rilascio del prigioniero è stato frutto di trattative segrete durate 18 mesi, ospitate in gran parte dal Canada e incoraggiate dal Pontefice, tanto che il presidente americano ha ringraziato papa Francesco «per i suoi sforzi perché il mondo appaia come deve essere». E il Santo Padre ha voluto esprimere vivo compiacimento per la storica decisione dei due governi al fine di superare, nell’interesse dei rispettivi cittadini, le difficoltà che hanno segnato la loro storia.
A parlare è padre Federico Lombardi, confermando che «nel corso degli ultimi mesi, il Santo Padre Francesco ha scritto al presidente della repubblica di Cuba, e al presidente degli Stati Uniti, per invitarli a risolvere questioni umanitarie d’interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due parti». Da qui la decisione di muoversi per favorire «un dialogo costruttivo su temi delicati, dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti per entrambe le Parti».
Riaprirà dunque l’ambasciata Usa all’Avana e ci sarà un alleggerimento delle sanzioni americane nei confronti dell’Avana. Ma questo resta il nodo irrisolto, come ha ammesso Castro: il problema è «il blocco economico che provoca tantissimi danni al nostro paese e che deve necessariamente cessare».
Le relazioni diplomatiche tra Washington e L’Avana furono interrotte durante la Guerra Fredda. Fu l’allora presidente John F. Kennedy, ad adottare il 3 febbraio 1962 l’embargo contro l’isola caraibica. Allora il segno della sua imminente entrata in vigore fu una specifica richiesta fatta dal 35esimo inquilino della Casa Bianca al suo portavoce: comprare tutti i sigari a marchio H. Upmannche che poteva trovare a Cuba. Ne furono acquistati 1.200. Le restrizioni commerciali tra le due nazioni erano già in vigore con il suo predecessore, Dwight D. Eisenhower, ma fu appunto JFK a fare un passo avanti citando «l’’offensiva sovversiva del comunismo sino-sovietico con cui il governo di Cuba è allineato pubblicamente».
La misura divenne effettiva entro i quattro giorni successivi, quasi un anno dopo dal celebre sbarco nella Baia dei Porci, la fallita operazione militare statunitense appoggiata dalla Cia per rovesciare il governo di Fidel Castro, e otto mesi prima i tentativi sovietici di mettere missili nucleari sull’isola.
L’isolamento di Cuba «ha avuto pochi effetti», ha ammesso il presidente americano facendo notare che «i Castro e il partito comunista» sono ancora al potere. L’annuncio della ripresa delle relazioni è stato dato in contemporanea dai due presidenti, alle 18 ora italiana. 
Il presidente Castro ha riferito di aver avuto ieri una conversazione telefonica con Obama e ha confermato che tre cittadini cubani sono stati liberati dagli Stati Uniti nell’ambito di uno scambio di prigionieri e che sono tornati a casa.
Gerardo Hernández, Ramón Labanino e Antonio Guerrero, condannati in Usa nel 2001 per l’accusa di spionaggio, sono rientrati a Cuba, dove sono considerati degli “eroi per aver combattuto i gruppi anti-comunisti di esiliati cubani” negli Stati Uniti.
Da parte sua Obama ha già incaricato Kerry di iniziare i negoziati per riavviare il dialogo diplomatico. Obama ha parlato anche di misure per «aumentare i viaggi e la diffusione di informazioni» tra Usa e Cuba, così come la «possibilità di inviare denaro». «Il commercio non deve essere svantaggiato perché è positivo per entrambi».
Il commercio, la libera informazione, ma Obama non si fa illusioni. Sa che la situazione cubana non cambierà da un giorno all’altro: «So che ci saranno ancora barriere alla libertà verso coloro che vogliono far sentire la propria voce, ma gli Usa continueranno a sostenere la società civile» e si impegneranno a «difendere i nostri valori».
«Siamo riusciti a fare progressi verso la soluzione di numerose questioni di interesse per entrambe le nostre nazioni – ha rilevato a sua volta Castro – I progressi compiuti negli scambi che abbiamo avuto mostrano che è possibile trovare una soluzione a molti problemi. Dobbiamo imparare a vivere insieme in modo civile, nonostante le nostre differenze».

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