domenica 7 dicembre 2014

La strage dei migranti morti di freddo e sete


EMANUELE LAURIA
La Repubblica 7 dicembre 2014
Diciotto vittime a bordo di un gommone nel Canale di Sicilia, c’è anche una bambina di quattro anni L’Onu condanna lo stop a Mare Nostrum: non ci saranno più salvataggi. Alfano: i naufragi c’erano anche prima.
Hanno ceduto al freddo e alla sete, dopo essere rimasti almeno 24 ore all’addiaccio su un gommone in panne. Così, nelle acque del Canale di Sicilia, più vicino alla Libia che a Lampedusa, sono morti i 18 migranti di provenienza sub-sahariana che costituiscono il primo tragico bilancio dalla fine del programma Mare Nostrum. E le vittime alimentano le polemiche: l’Onu definisce «insufficiente» la risposta di Frontex mentre l’Ue, che gestisce con l’Italia il nuovo programma, ammette che «bisogna fare di più». L’Sos lanciato dall’imbarcazione in avaria, ieri mattina, ha fatto scattare i soccorsi di due motovedette della Guardia Costiera e di una nave del Lussemburgo che incrociava nella zona della tragedia. A bordo del gommone 16 corpi senza vita. Altri due immigrati in gravissime condizioni sono deceduti poco dopo. A Porto Empedocle, qualche ora più tardi, sono giunti i cadaveri di 14 uomini, tre donne e di una bambina di quattro anni, sistemati in celle frigorifere e conservati in un vecchio magazzino per il pesce. Oggi le salme saranno tumulate in cimiteri della provincia, per un rito funebre anticipato dalle parole dellì’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro: «La storia si ripete. Ci sono sciacalli che cercano di guadagnare sulla pelle di queste persone, alimentando il malaffare. Il futuro sarà grigio». I 76 superstiti sono stati trasferiti in altre località dai mezzi della Marina militare, nello stesso giorno in cui altri due gommoni, con 102 e 100 persone a bordo, sono stati intercettati a sud di Lampedusa.
Numeri che riaprono il dibattito sull’opportunità di chiudere l’operazione Mare Nostrum, che si è interrotta formalmente il primo novembre. I dubbi arrivano in primo luogo dall’Onu: il relatore speciale per i diritti umani Francois Crepeau avverte che «l’operazione Triton di Frontex è una risposta necessaria ma insufficiente quando sono in gioco così tante vite umane. L’operazione dell’Ue si limiterà a difendere la frontiera marittima italiana. Senza Mare Nostrum c’è il rischio che l’estate prossima migliaia di persone continueranno a morire ».
Ma il ministro dell’Interno Angelino Alfano difende gli accordi fatti. Rammenta che anche durante l’operazione Mare Nostrum «sono stati contati 499 cadaveri e 1.500 dispersi ». E mentre «Mare Nostrum è costata 114 milioni - afferma Alfano Triton costerà zero euro. L’Italia - dice ancora il responsabile del Viminale - ha ottenuto che l’Europa per la prima volta si occupi della frontiera di Schengen. Triton è il contributo che l’Ue dà a presidio dei confini comuni nel Mediterraneo». Alfano ribadisce che «il contrasto ai mercanti di morte è la cosa più importante ». È la Libia la priorità per la comunità internazionale, lì secondo il ministro «bisogna costruire campi di accoglienza per fare lo screening dei migranti che hanno diritto ad asilo. Solo così - conclude stronchiamo la più grande agenzia criminale di viaggi del mondo». Una cosa è certa: l’ultima sciagura nel Canale di Sicilia, avverte il commissario europeo all’Immigrazione, «è un duro monito che molto ancora deve essere fatto. Dobbiamo dare risposte credibili in uno spirito di maggiore solidarietà».

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