domenica 21 dicembre 2014

«Legge solida e c’è la svolta fiscale 
Ora l’Europa ci dia meno limiti».


Corriere della Sera 21/12/14
Monica Guerzoni
«È stata una corsa a ostacoli».

Ammette che avete fatto una brutta figura, sottosegretario Graziano Delrio?
«Da sempre la legge di Stabilità tiene dentro tutta la complessità del governo del Paese. La discussione alla Camera era stata molto ordinata, per cui non ci aspettavamo grandi difficoltà al Senato, ma è abbastanza normale».

Normale? La prima manovra di Renzi ha visto problemi di coperture, il caos sugli emendamenti e un voto di fiducia alle due di notte.
«Non mi preoccuperei degli ultimi dettagli, perché la sostanza è rimasta solida. La struttura principale è la stessa e lo ritengo un buon segno».

Le norme «mancia» rischiano di finire nell’ennesimo decreto milleproroghe?
«Ma no, no. C’eravamo dati la regola di una stabilità con meno peculiarità possibili e abbiamo cercato di rispettarla. La sostanza è la conferma che è stata imboccata la strada giusta. Le tasse sul lavoro e per le classi medio basse continuano a diminuire e questo è un elemento molto forte. Abbiamo stabilizzato gli 80 euro e completato la deducibilità dall’Irap del costo del lavoro. C’è la parte di credito su chi assume a tempo indeterminato e la parte di credito di imposta su chi assume per investimenti e ricerca».

Basterà a innescare la ripresa?
«Il supporto alle imprese continua anche con la Sabatini bis, il cui importo è raddoppiato. C’è poi la fiscalità di vantaggio per le casse previdenziali e i fondi pensione... Questo Paese svolta in maniera definitiva dal punto di vista della pressione fiscale. È il punto chiave, per come le famiglie e le imprese l’hanno sempre vissuta».

Lunedì ce la farete a evitare la fiducia alla Camera?
«Spero e penso di sì, ma il Parlamento è sovrano».

E se l’Europa ci costringe a una manovra correttiva?
«Il governo voleva altri quattro miliardi per gli investimenti, che l’Europa ci ha chiesto di impiegare per attenuare il deficit strutturale. C’è stato questo piccolo problema, ma io confido che quanto fatto basti».

Non tutti la pensano così, nella Commissione europea.
«L’Italia ha bisogno di crescita, non di limitazione agli investimenti. Mi consola che il patto di Stabilità interno non sarà più limitativo per gli enti locali, perché lo abbiamo scontato per i Comuni e in più le Regioni avranno un altro miliardo, annullandone di fatto gli effetti. È una grande inversione di tendenza, per la possibilità di far ripartire l’economia sulle opere territoriali».

Se invece Bruxelles dovesse imporre altre limitazioni?
«Francamente, da Bruxelles ci aspettiamo meno limitazioni e non limitazioni ulteriori. Come chiesto dal premier, ci aspettiamo che vengano liberati i cofinanziamenti ai fondi europei e al piano Juncker e che gli investimenti strategici decisi con l’Europa siano esclusi. Ci aspettiamo più flessibilità, non meno».

Sforerete il tetto del 3%?
«A regole attuali, meriteremmo già la flessibilità che le regole consentono. Abbiamo ottimi parametri e se si conteggiasse correttamente il Pil potenziale, che è stato calcolato in maniera molto penalizzante, l’Italia sarebbe già medaglia d’oro e non osservato speciale. Noi pensiamo di avere diritto a questa flessibilità già prevista nelle norme e speriamo che la discussione avviata porti a un buon esito».

La riforma delle Province non rischia di trasformarsi in una guerra tra poveri?
«È stata criticata come troppo debole, mentre le polemiche dimostrano il contrario. Spostare ventimila dipendenti per rendere più leggero l’ente non era cosa da ridere. Siamo dentro a un percorso di grandissima trasformazione, ma non sarà una guerra tra poveri. Dicevano che non avremmo ottenuto risparmi superiori ai cento milioni l’anno, invece già nel 2015 risparmieremo oltre un miliardo».

Perché Renzi ritiene cruciale approvare le riforme prima di eleggere il nuovo capo dello Stato? Vuole essere libero di andare a votare?
«No. Noi ci siamo assunti la responsabilità di governare fino al 2018, perché per invertire la tendenza su Fisco e occupazione ci vuole tempo. L’orizzonte è la legislatura, le riforme si fanno per governare meglio e non per andare a votare. Finché avremo una maggioranza parlamentare governeremo, con la massima velocità possibile».

In Parlamento c’è forte tensione, come pensate di controllare l’elezione del capo dello Stato?
«Il governo non vuole controllare il Parlamento, che deve conservare la sua dialettica. Se e quando Napolitano deciderà di lasciare, come sembra, il tema sarà affidato a un Parlamento maturato rispetto al 2013 e che troverà le soluzioni giuste. Sono fiducioso».

Il patto del Nazareno contempla l’accordo sul Colle?
«È un patto trasparente, non occulto. Riguarda le riforme e non il Colle. Ma è ovvio che sul capo dello Stato auspichiamo la larga convergenza di tutti».

Renzi vuole Padoan?
«Non commento i rumors».

Vendola sfida il Pd a eleggere Prodi, ma c’è il veto di Berlusconi...
«Vendola guida un partito e ha tutto il diritto di fare le sue proposte, io sono un uomo di governo e non commento».

Il regalo che vorrebbe trovare sotto l’albero?
«Il Paese riparte, sono soddisfatto. Speriamo di riuscire a farci un regalo anche sulla crisi di Taranto. L’Italia si sta muovendo. Non chiudiamo gli occhi sulle difficoltà, ma vediamo anche i segnali di speranza».




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