sabato 20 dicembre 2014

Ma il presidente della repubblica non dev’essere “popolare”

Stefano Menichini 
Europa  
Nell'aprile 2013 il Pd perse il controllo anche perché si smarrì un tratto costituzionale dell'elezione del capo dello stato: è frutto di convergenze parlamentari, dev'essere di equilibrio e competenza. Fattori non necessariamente "di moda".
Matteo Renzi si dice sicuro che stavolta, edotti dalla drammatica esperienza dell’aprile 2013, i parlamentari sapranno dare al paese un presidente della repubblica all’altezza del compito. Non importa, aggiunge giustamente, se questo accadrà subito o negli scrutini successivi con quorum ridotto. Conta che il nome sia di qualità e che esca dalla maggioranza più ampia possibile.
L’approccio è corretto, e non solo i parlamentari avranno appreso la lezione: c’è da aspettarsi che il gruppo dirigente del Pd sappia muoversi con la prudenza e la cura dei particolari che mancarono venti mesi fa.
Molto conterà però anche il clima generale del paese nei giorni della scelta. Ormai è storia: la tensione e la pressione che si scatenarono nel 2013 sui grandi elettori (molti dei quali esordienti) fu determinante per la perdita di controllo sugli eventi.
Qui c’è punto fondamentale: contro un certo sentimento e una certa percezione corrente, va detto che il presidente della repubblica in Italia non si elegge sulla base della sua popolarità, o della sua rispondenza al profilo in quel momento più “vendibile” all’opinione pubblica.
La Costituzione «più bella del mondo» fissa non a caso le procedure di una elezione di secondo grado, nella quale le intese fra partiti siano dominanti su qualsiasi altro elemento. Avesse voluto un presidente “popolare”, la Costituzione ne avrebbe consegnato la scelta al suffragio universale, come non è. Del resto, non fossero state la logica e una certa saggezza “di sistema” a prevalere, non avremmo avuto presidenti come Ciampi o Napolitano, per citare solo gli ultimi due. Che sono stati certo presidenti “popolari”: ma perché lo sono diventati e se lo sono meritati, non perché lo fossero in partenza.
Le caratteristiche che la Costituzione richiede a un buon capo dello stato quanto a esperienza, equilibrio e anche competenza non sono necessariamente coincidenti con una personalità “alla moda”, ancor meno come usa dire «fuori dal Palazzo». È importante che questo il Pd lo tenga presente, e che lo sappia raccontare: se possibile, ci sono aree istituzionali che è meglio tenere al riparo dai costumi del tempo.

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