domenica 7 dicembre 2014

“Palazzi venduti a prezzi stracciati” Il Vaticano mette sotto accusa il capo dello Ior dell’era Wojtyla


PAOLO RODARI
La Repubblica 7 dicembre 2014
CITTÀ DEL VATICANO .
Bloccati i conti correnti dell’ex presidente della banca Caloia e dell’ex direttore generale Scaletti Sono indagati per peculato. Gli immobili poi ceduti a valore di mercato con guadagni per 60 milioni 
Il Promotore di Giustizia del Tribunale vaticano ha aperto un’indagine nei confronti di due ex dirigenti dello Ior per operazioni immobiliari avvenute nel periodo 2001-2008. Pesante l’ipotesi di reato: peculato. Gli indagati sono l’ex presidente dello Ior Angelo Caloia e l’ex direttore generale Lelio Scaletti, insieme all’avvocato Gabriele Liuzzo per concorso. In sostanza, si tratta della dirigenza che ha governato la banca vaticana nell’era di Karol Wojtyla e, in parte, sotto il pontificato di Joseph Ratzinger: Caloia è stato presidente dal 1989 al 2009, poi dimissionato in favore di Ettore Gotti Tedeschi. Anche quest’ultimo fu costretto a lasciare l’Istituto nel 2012 ma è stato successivamente del tutto prosciolto da accuse relative ad altre vicende. Prima di Caloia, dal 1971 al 1989, presidente era stato monsignor Paul Marcinkus, il “banchiere di Dio” come veniva definito alternativamente con Roberto Calvi. L’indagine, aperta dallo scorso gennaio, è per peculato e si riferisce a operazioni per la vendita d’immobili di proprietà dello Ior, un patrimonio che valeva circa 160 milioni di euro e che i vertici dell’Istituto decisero di mettere sul mercato. Secondo quanto rivelato dall’agenzia Reuters si tratta di 29 immobili tra Roma e Milano. Dalle verifiche interne condotte grazie anche alla consulenza della società Promontory, è emerso che quel patrimonio d’immobili sarebbe stato svenduto, con la cessione dei beni a prezzi molto bassi e l’applicazione di tariffe per compensi professionali molto alte. In alcuni casi, sembra che dietro le società compratrici ci fossero gli stessi Caloia, Scaletti e Liuzzo. Una volta rivenduti a prezzi di mercato, quindi molto maggiori, gli immobili avrebbero fruttato, a danno dello Ior, un guadagno di almeno 50-60 milioni di euro.
Tutti e tre gli indagati hanno ancora dei conti allo Ior nei quali, all’atto del sequestro eseguito un mese fa, sono stati bloccati circa 17 milioni di euro, ritenuti dagli inquirenti frutto proprio del presunto peculato nella compravendita degli immobili. A insospettire lo Ior, sembra sia stato inizialmente un conto da tempo intestato allo Ior preso la banca Unicredit. Gli investigatori vaticani sono oggi anche alla ricerca del resto dei presunti proventi illeciti e, se sarà necessario, potranno procedere anche tramite rogatoria internazionale con le autorità italiane.
«Siamo molto lieti che le autorità vaticane stiano agendo con risolutezza», afferma Jean-Baptiste de Franssu, presidente del Consiglio di Sovrintendenza dello Ior, che ha preso il posto a luglio di Ernst von Freyberg, il presidente sotto la cui gestione è stata effettuata la verifica. Della vicenda è stato subito informato Papa Francesco. Secondo un comunicato diramato ieri dall’Istituto, l’indagine aperta «sottolinea l’impegno a favore della trasparenza e della tolleranza zero, anche in relazione a sospetti su fatti del passato». «Il problema — dice il portavoce vaticano padre Lombardi — è stato presentato alla magistratura della Città del Vaticano dalle stesse autorità dello Ior a seguito delle operazioni di verifica interne avviate lo scorso anno».

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