mercoledì 24 dicembre 2014

«Le quindici malattie della Curia».


Corriere della Sera 23/12/14
Gian Guido Vecchi
« Grant me, O Lord, a sense of good humo r». Quando Francesco cita la preghiera del buon umore di Tommaso Moro, «ci fa bene una buona dose di sano umorismo!», non è che in verità abbondino i sorrisi, nella sala Clementina, tra cardinali e vescovi riuniti per gli auguri di Natale. Ha chiesto «un vero esame di coscienza», il Papa, a cominciare dalla «patologia del potere». Più tardi incontrerà i dipendenti vaticani e chiederà loro «perdono» per «le mancanze, mie e dei collaboratori, e anche per alcuni scandali che fanno tanto male: perdonatemi».

Bergoglio esprime la spiritualità del gesuita che si riconosce anzitutto come «peccatore», gli Esercizi di Ignazio di Loyola cominciano da un esame di coscienza. La riforma più importante è quella spirituale. E poiché «la Curia, come ogni corpo, è esposta all’infermità», elenca quindici «malattie curiali», un discorso memorabile. C’è «la malattia del sentirsi immortale, immune o addirittura indispensabile», anzitutto: «Una visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare, alcuni forse pensavano di essere immortali e indispensabili!». Una Curia che «non si autocritica e non si aggiorna è un corpo infermo», scandisce: è il «complesso degli eletti», la «patologia del potere», il male «di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio». Unico «antidoto» all’«epidemia» è «la grazia di sentirci peccatori».

Ma le malattie sono tante. C’è «l’eccessiva operosità» che fa trascurare «il sedersi ai piedi di Gesù», il riposo. L’«impietrimento mentale e spirituale» di coloro che «si nascondono sotto le carte diventando “macchine di pratiche” e non uomini di Dio». E ancora la «eccessiva pianificazione» di chi vorrebbe «rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito», un accenno alle riforme: «È sempre più comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche». Al «mal coordinamento» segue l’«Alzheimer spirituale» di chi «perde la memoria del suo incontro con il Signore» e vive «uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie».

In un crescendo, Francesco arriva alla «rivalità e vanagloria», quando «l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario»: i «falsi» che Paolo chiama «nemici della Croce di Cristo». La «schizofrenia esistenziale» è poi quella «gravissima» di chi vive «una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale»: quelli che «insegnano severamente agli altri» e hanno «una vita nascosta e sovente dissoluta». Seguono le malattie delle «chiacchiere», il «terrorismo dei pettegolezzi»; quella che porta a «divinizzare i capi» per «carrierismo»; dell’indifferenza verso gli altri»; della «faccia funerea». E «dell’accumulare»: Bergoglio cita la nonna Rosa («il sudario non ha tasche!») e dice: «I nostri traslochi sono un segno di questa malattia». Infine, la «malattia dei circoli chiusi», l’«appartenenza al gruppetto» come «un cancro», e «il profitto mondano, gli esibizionismi», il male di coloro che «cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri»: e spesso «in nome della giustizia e trasparenza» sono capaci «di calunniare e screditare gli altri, perfino su giornali e riviste».




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