martedì 9 dicembre 2014

Tra i giovani pd (senza i big locali) 
E il leader chiede: datemi una mano.


Corriere della Sera 09/12/14
corriere.it
Davanti alla torta Sacher che i Giovani democratici gli hanno regalato per il primo anno al Nazareno, Matteo Renzi immagina il giorno in cui passerà il testimone alla nuova generazione. «Il mio governo durerà fino al 2018, poi al massimo farò un altro mandato — dice ai ragazzi di «Factory 365» che se lo litigano per un selfie —. Dopodiché toccherà a voi, ma intanto datemi una mano».

Il Pd riparte dalle giovani leve. All’ex mattatoio di Testaccio, monumento di archeologia industriale che tanto ricorda la sua Leopolda fiorentina, Renzi appare con un maglioncino rosso e ci scherza su: «A stare accanto a Orfini succedono cose drammatiche!».

Dal palco il leader punta tutto sull’orgoglio democratico, lascia in coda la questione romana e non pronuncia mai il nome del sindaco Ignazio Marino, poi si chiude dietro le quinte con l’esecutivo dei giovani «dem». La torta ipercalorica la lascia nel piatto, limitandosi a mangiare la scritta di cioccolato «Auguri segretario». Poi, molto divertito, spegne la sua prima candelina: «Io sono diventato premier saltando due generazioni, voi invece avete davanti solamente quelli della mia età...». Quindi ribalta l’acronimo GD e lo declina in «Gruppo Dirigente». È un passaggio simbolico, studiato per spazzar via almeno a parole un’intera classe politica, quella che ha tirato anche il Pd dentro lo scandalo di «Mafia Capitale». Tra i 1.500 che in due giorni si sono fatti vedere alla convention della giovanile democratica, fanno notizia anche le assenze nel parterre. Nella giornata di Renzi gli assessori della giunta Marino e i consiglieri del Campidoglio sono rimasti a casa e così tanti pezzi grossi della politica romana come Bettini, Marroni, Campana, Melilli, Cosentino... Il vicesegretario Davide Ragone — che viene dalla Sant’Anna di Pisa come Enrico Letta, è avvocato e collabora al governo con il ministro Maria Elena Boschi — conferma che «tanti volti romani» non sono stati invitati ed «altri, forse, hanno ritenuto che non fosse il contesto giusto per farsi vedere». Il coordinatore Andrea Baldini schiva le polemiche e spiega che, essendo «Factory 365» una iniziativa nazionale, si è scelto di invitare i big nazionali: «C’erano Renzi, Orfini, Zanda e al posto di Speranza è venuto Gero Grassi... Pippo Civati aveva altri appuntamenti in agenda e secondo me ha sbagliato».

Spazio per i capicorrente al Mattatoio non ce n’è. Come rimarca Baldini, laureato in scienze statistiche e dottorando in Macroeconometria, è ora che i democratici «si tolgano le magliette di dosso». Basta con i civatiani, i renziani o i turchi: «Noi siamo il Pd». Maddalena Misseri, 23 anni, studia alla Sapienza e sogna di diventare giornalista e secondo i vecchi cataloghi sarebbe classificata come renziana, ma «prima di tutto» dice di sentirsi democratica: «Ho preso la tessera dei Ds che avevo 14 anni e sono iscritta al circolo pd di Ponte Milvio, la sezione di Berlinguer. Ma il termine “ditta” non mi piace, preferisco parlare di comunità». E c’è anche Tommaso, vent’anni, pronipote del leader comunista Giorgio Amendola. La tessera del Pd l’ha in tasca da due mesi: «E posso assicurare che è una prova di coraggio».

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