mercoledì 10 dicembre 2014

La soluzione è (quasi) pronta 
Tutte le ipotesi per la prescrizione.


Corriere della Sera 10/12/14
corriere.it
L’annuncio è fatto, come di consueto. E per una volta non dovrebbe essere troppo complicato scrivere delle norme che corrispondano alla dichiarazione d’intenti.

Il vero problema sarà farle approvare, perché l’allungamento dei termini di prescrizione per i reati dei «colletti bianchi» è un argomento che divide e può far traballare la maggioranza di centrodestra-centrosinistra che sostiene il governo Renzi. Ma questo è un problema della politica. I tecnici del ministero della Giustizia sono al lavoro per tradurre in pratica il proclama del presidente del Consiglio, che in parte è già contenuto nei disegni di legge in discussione e in parte modifica i progetti in corso; ma non sa ancora in quale direzione.

Il nodo principale è quello della prescrizione, legato all’aumento di pena promesso dal premier. Secondo Renzi un condannato per corruzione dovrebbe scontare almeno sei anni di prigione, a differenza dei quattro attuali. Così una persona giudicata colpevole e al quale viene inflitto il minimo della pena, «un po’ di carcere lo fa». Ora infatti, tra detenzione domiciliare e affidamento ai servizi sociali, con una condanna a quattro anni si può non andare in cella. Ma sarà difficile aumentare il minimo senza alzare anche il massimo (ora di otto anni); logica vorrebbe che arrivasse almeno a dieci, o anche a dodici, per mantenere la proporzione di adesso. Il che significherebbe, automaticamente, aumentare il tetto della prescrizione (cioè l’estinzione del reato, e dunque del processo), che secondo la norma in vigore corrisponde «al massimo della pena edittale stabilita dalla legge». Dunque se il massimo arriverà a dieci la prescrizione salirà a dieci, se diventerà dodici a dodici. A meno che Renzi non abbia in testa di sancire che per i reati contro la pubblica amministrazione il tempo limite per arrivare alla sentenza definitiva è più lungo rispetto agli altri. Come accade oggi per i reati di mafia (tetto raddoppiato).

Oppure si può scegliere la strada che si stava percorrendo con l’iniziale disegno di legge governativo, che sospende il decorso della prescrizione per due anni dopo la condanna di primo grado e per uno dopo l’appello. Per tutti i reati, quindi anche quelli di questo tipo.

Per ciò che riguarda la confisca dei beni, nel disegno di legge contro la criminalità economica voluto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando è già contenuta la norma che consente di togliere «denaro, beni o altre utilità di cui il condannato» per corruzione e reati simili, «non può giustificare la provenienza»; oppure quando la quantità di quei beni risulti sproporzionata rispetto al reddito dichiarato. È un’altra estensione di ciò che è previsto per i delitti di mafia e droga. L’ulteriore novità annunciata da Renzi (patteggiamento consentito solo se viene restituito il provento illecito contestato) era contenuto in un vecchio progetto di legge durante l’ultimo governo Prodi, che però quella maggioranza non ebbe il tempo di approvare. Chissà se sarà possibile ora.


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