mercoledì 24 dicembre 2014

Napolitano: no al protagonismo dei pm.


Corriere della Sera 23/12/14
Virginia Piccolillo
Censura il bicameralismo paritario, come il «primo passo falso dell’Assemblea costituente». Definisce un «nodo molto grosso», l’intreccio inedito tra corruzione e criminalità nell’inchiesta Mafia Capitale. Elogia, scherzoso, la propria pignoleria. Ma, soprattutto torna a bacchettare i «comportamenti protagonistici» assunti negli anni da alcuni pubblici ministeri.

Se addio è stato, quello di Giorgio Napolitano, ieri, al suo quarto Consiglio superiore della magistratura presieduto, è stato un addio brillante, lucido e senza sconti per la magistratura e la politica. «Due mondi — ha detto — che non devono percepirsi come ostili».

Difficile in tempi di inchieste come Mafia Capitale. Napolitano parte da lì per spiegare che se l’intreccio tra mafia e corruzione è una novità e, appare, pur con le dovute cautele, un «nodo molto grosso», «rimane anche l’altro lato del triangolo, quello della politica». Che, avverte, «deve essere ben qualificato» per non ricadere nelle «stucchevoli discussioni che rimbalzano» tra politica e magistratura.

Pur riconoscendo il ruolo fondamentale dell’attività repressiva dei pm, il presidente rimarca che non si può non «segnalare comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunti, nel corso degli anni, da alcuni magistrati della pubblica accusa». E reitera l’invito ad «evitare cedimenti a esposizioni mediatiche o a tentazioni di missioni improprie». «L’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario sono fondamentali», dice, si garantiscono solo con «comportamenti appropriati».

«Sono principi che ha ricordato molte volte e nei quali si riconoscono anche diverse cose previste nel nostro codice etico»,commenta il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli. Aggiungendo solo che c’è, però, la «necessità di una sinergia di magistratura e politica che devono puntare agli stessi obiettivi, ciascuno nella funzione che gli è propria».

Un accenno Napolitano lo dedica anche alle «correnti» della magistratura, sia quelle che dividono i magistrati (attenti che non siano solo «centri di potere»), che quelle dei partiti. Sono «legittime», spiega, ma possono anche «degenerare» se perdono di vista «le ragioni ideali per cui nacquero». Abbandonate quindi «posizioni difensive», raccomanda, per «raggiungere convergenze».

Denunciando l’ipertrofia legislativa, il presidente chiarisce che una riforma della giustizia serve ma fatta di «provvedimenti normativi, sobri, essenziali, ben fatti». E accompagnata da investimenti, perché «le riforme a costo zero sono solo una meravigliosa utopia».

Parole severe anche per la politica. Negli ultimi anni, denuncia, «la decretazione d’urgenza, i maxi emendamenti e gli articoli unici sono cresciuti a dismisura e non siamo più usciti da questa spirale». E non poteva mancare l’accenno alle riforme costituzionali. Il presidente richiama alla necessità di abolire il «bicameralismo paritario». Si cerca, fa notare, di far passare «surrettiziamente il concetto che il Senato sia una sorta di “Camera di riflessione”, per correggere gli errori parlamentari dimenticando che invece l’esame di ogni provvedimento parte a turno sia dalla Camera che dal Senato a dimostrazione della perfezione assoluta del bicameralismo».

In mattinata il capo dello Stato aveva telefonato al marò Salvatore Girone, sottolineando che le autorità indiane «hanno dato prove negative di sordità».




Nessun commento:

Posta un commento