sabato 27 dicembre 2014

Scandalo di fine anno in Israele, cambiano gli equilibri a destra

Lorenzo Biondi 
Europa  
Accuse di tangenti contro il partito del ministro degli esteri Lieberman. La caccia ai suoi voti è già aperta, potrebbe cambiare il segno della prossima coalizione di governo.
La linea di difesa di Yisrael Beiteinu (oggi Lieberman ha commentato l’indagine con un post su Facebook) è quella della giustizia a orologeria: «Non c’è elezione senza indagine contro Yisrael Beiteinu». In effetti il 14 dicembre 2012, a pochi mesi dalle elezioni del 2013, Lieberman era stato costretto alle dimissioni da ministro dopo l’apertura di un fascicolo a suo carico, con accuse simili a quelle mosse oggi contro i suoi colleghi di partito. Lieberman fu prosciolto un anno dopo.
Si vedrà stavolta quale esito avrà l’indagine, ma le conseguenze politiche potrebbero essere immediate. Sondaggi aggiornati ancora non ce ne sono, ma tutti gli esperti prevedono che Yisrael Beiteinu, un partito di destra laica, perda qualche punto percentuale a favore dei suoi principali rivali: il Likud di Benjamin Netanyahu e la destra religiosa della Patria ebraica, guidata da Naftali Bennett.
Lo spostamento di voti a destra potrebbe non essere irrilevante. Il sistema di voto israeliano è proporzionare (con una soglia di sbarramento minima), i governi sono sempre di coalizione. Secondo le cronache politiche dalle parti del Labor si stavano facendo i conti su un’ipotetica coalizione di governo che lasciasse Netanyahu all’opposizione: un coacervo che tenesse insieme l’alleanza di centro-sinistra tra il Labor e Tzipi Livni, i centristi di Yair Lapid, l’ex alleato di Netanyahu Moshe Kahlon e lo stesso Lieberman. Uno strano aggregato, visto che su molte questioni Lieberman è certamente più “a destra” del Likud: in politica estera è falco, anzi falchissimo, molto più dello stesso Netanyahu (basti ricordare che, durante l’ultima guerra di Gaza, Lieberman ruppe l’alleanza elettorale con Netanyahu dopo il rifiuto del premier di ri-occupare militarmente la Striscia).
Un calo di Lieberman complicherebbe questa prospettiva. Se il principale beneficiario dell’inchiesta fosse Bennett (oggi all’opposizione) si rafforzerebbe l’ipotesi di un governo di destra-destra, in cui Netanyahu sarebbe una delle voci più “moderate”. Se invece “Bibi” conservasse il suo ruolo di pivot della politica israeliana, starebbe a lui la scelta: potrebbe guardare all’ultra-destra, ma anche costruire una coalizione ampia, aperta al centro e al centro-sinistra.
Tutte ipotesi, per ora, da cui però può dipendere la ripresa del processo di pace e la realizzazione dei “due Stati”. La campagna elettorale è appena all’inizio.

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