lunedì 13 ottobre 2014

Via dall’Ucraina: Mosca e la pace (necessaria).


Corriere della Sera 13/10/14
corriere.it
Come spesso è accaduto in passato, alla vigilia di un importante appuntamento internazionale Vladimir Putin dà un segno di buona volontà. Ieri il presidente russo, atteso in settimana a Milano, ha ordinato il ritiro di 17.600 soldati che si trovavano ancora al confine con l’Ucraina. Putin deve incontrare altri leader europei e asiatici e avrà anche un faccia a faccia con il presidente ucraino Petro Poroshenko, col quale ha avviato il piano di pace che sembra reggere, nonostante le molte violazioni anche di queste ultime ore. In più sui giornali tedeschi è uscita la notizia che la Cancelliera Merkel ritiene inutile, nell’attuale situazione, un incontro economico tra Russia e Germania già fissato per fine mese.

Il ritiro, assieme a qualche passo distensivo magari fatto compiere agli amici indipendentisti, potrebbe forse aprire la strada a una modifica al regime delle sanzioni varato da Europa e Usa. In patria Putin è popolarissimo, ma la crisi economica si fa sentire, con il rublo che a fine settimana ha raggiunto un nuovo massimo storico sul dollaro a 40,46. D’altra parte è certamente vero che Vladimir Vladimirovich non ha mai voluto veramente rompere i legami con l’Occidente e che è al nostro modello di sviluppo che lui guarda, sia pure con qualche variazione alla russa. Lo dimostrano, se non altro, anche gli sforzi fatti per portare in Russia le Olimpiadi, la Formula Uno, i Campionati del mondo di calcio. Detto questo, è bene non sopravvalutare il gesto compiuto ieri. Intanto perché bisognerà attendere una conferma da parte dei satelliti Nato dell’effettivo movimento delle truppe. Altri annunci, più o meno clamorosi, non sono stati poi seguiti da fatti concreti. E poi perché occorre tener presente che il presidente aveva una oggettiva necessità di far tornare i reggimenti «nelle loro basi permanenti» dopo la fine di quelle che il Cremlino chiama eufemisticamente «esercitazioni estive». In autunno scade la ferma per migliaia di giovani di leva che erano finiti sotto le armi l’anno scorso. Dopo 12 mesi i coscritti devono in ogni caso tornare a casa.

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