mercoledì 15 ottobre 2014

Le porte girevoli del centrodestra.


Corriere della Sera 15/10/14
Tommaso Labate
«Sogno un partito in cui si discuta. E invece ogni giorno, caro presidente Berlusconi, dobbiamo apprendere la “linea” da conoscenti o persone di famiglia». Raffaele Fitto aspetta che le dichiarazioni di Vladimir Luxuria sul cambio di passo dell’ex Cavaliere a favore del modello tedesco delle unioni gay facciano il giro della Rete. Poi, pur ribadendo che «te lo dico con affetto e lealtà», indirizza un altro siluro ad Arcore. E al giro di «conoscenti e familiari» di Berlusconi che, nell’ottica dell’eurodeputato pugliese, avrebbero di fatto sostituito il partito. Fitto non poteva saperlo che, qualche ora prima, nella riunione coi suoi parlamentari Angelino Alfano non solo gli aveva tributato parole di affetto («Purtroppo per Raffaele, Berlusconi lo considererà per sempre il prossimo aspirante traditore»). Ma aveva anche condiviso, di fatto, la sua analisi su Forza Italia. «Il suo ciclo è finito. Da un lato hanno il tandem Pascale-Luxuria, dall’altro si sono ripresi da noi il senatore Tonino D’Alì. È un ogm, ormai, più che un partito». 

La linea berlusconiana di bruciare tutti i ponti con Ncd, di fatto, ha isolato gli alfaniani che premevano per ricucire lo strappo. E non si tratta solo di Nunzia De Girolamo (in pole position per succedere a se stessa come capogruppo alla Camera) e Maurizio Lupi, di Luigi Casero e Barbara Saltamartini. «Perché anch’io — ha detto Alfano — ero nella corrente di chi voleva ricostruire il centrodestra. E invece questa strada è stata sbarrata per bocca della Pascale e della Rossi».

 Il leader ncd è tutt’altro che affranto. Anzi. Annuncia un cambio di nome e simbolo, prepara con Gaetano Quagliariello le trattative «libere» per le Regionali, celebra il fallimento dell’operazione berlusconiana di riportare a casa quanti più alfaniani possibile («Quando Berlusconi faceva queste cose eravamo abituati a ben altre performance») e serra i ranghi. 

D’Alì potrebbe essere seguito a ruota solo da Antonio Azzolini (grazie a FI e Pd ha evitato che alcune sue telefonate venissero usate dalla magistratura) e dal calabrese Antonio Caridi, vicino a Scopelliti. Sono gli unici due di cui ora si sospetta. Il «salto» di quest’ultimo verso FI, però, sarebbe legato alla voglia dell’ex governatore calabrese di fare una «sua lista» alle Regionali in alleanza col centrodestra, ipotesi tutt’altro che gradita alla pasionaria del berlusconismo locale Jole Santelli. Morale? Se in Emilia Ncd andrà da sola, in Calabria — e altrove — si tratterà con tutti. E al Senato? Perso D’Alì, gli alfaniani guadagnano Pietro Langella, che lascia il gruppo autonomista Gal. Altri due arrivi si annunciano nei prossimi giorni. Con grande sollievo di chi, come il senatore Marcello Gualdani, nella riunione di ieri s’era lasciato andare a una battuta macabra: «Ci siamo salvati. Perché Berlusconi, se fossimo tornati da lui, ci avrebbe sciolti nell’acido ».




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