lunedì 20 ottobre 2014

La svolta «nazionalista» della Lega 
Cosa c’è dietro la strategia di Salvini.


Corriere della Sera 20/10/14
corriere.it
Salvini, l’ultimo situazionista, non vuole perdere tempo. Dopo il bagno di folla di sabato a Milano, si è convinto che questo è «il momento». Salvini «l’impolitico», tale lo considerava parte della Lega prima dell’elezione a segretario, non si cura di chi storce il naso per l’alleanza con la destra estrema: «Verde-nero, scrivete voi giornalisti. Ma la settimana prossima voglio portare da Maroni i segretari regionali della Fiom. Sulle crisi aziendali sono i più preparati. Pensi che bello: potrete scrivere Lega verde-rossa». E Salvini «il ragazzino», l’altro giorno era seduto con Vladimir Putin, che gli ha regalato un orologio e, pochi giorni prima, a Mosca l’ha fatto accogliere da una sorta di standing ovation da parte della Duma. Nel concreto: la Lega farà gruppo unico con il partito Russia unita di Putin al Consiglio d’Europa.

Senza troppo parere, senza dare troppo nell’occhio, Salvini ha trasformato la Lega in qualcosa che nel dicembre scorso nessuno avrebbe immaginato. Anche se era già tutto lì, nel suo discorso d’elezione a leader. Addio di fatto al capo carismatico Umberto Bossi (sempre però pubblicamente omaggiato), addio al padanismo oltranzista («In questo momento i problemi più gravi sono italiani, non della Lombardia»), addio all’indipendentismo spinto: «L’indipendenza, dove non c’è più neanche una fabbrica, non mi serve. Non serve a nessuno». L’idea è che «esistono tre nemici comuni, che sono legati, e sono nemici dei veneti come dei pugliesi e dei piemontesi come dei lucani. Sono l’immigrazione clandestina, l’Europa e la crisi economica che dall’Europa è stata indotta. Nemici di tutti, nemici degli italiani e non solo del Nord. E dunque, nei prossimi mesi martelleremo su tutti i fronti».

Insomma, è svolta «nazionale». Le due visite di Salvini in Italia meridionale, al di là dei fischi rimediati in più di un’occasione, non erano estemporanee come avrebbe potuto sembrare: «Il mese prossimo inauguriamo e lanciamo la Lega sorella, quella che ci affiancherà al Centro e al Sud. Nessuno si illuda che si tratti di qualcosa fatta tanto per fare: molti scopriranno di aver perso consiglieri comunali, qualcuno si troverà dei consiglieri regionali in meno, altri perderanno addirittura qualche parlamentare».

Segni di nervosismo, ieri, se ne sono già registrati. Soprattutto da parte dei Fratelli d’Italia. Che hanno visto i militanti di CasaPound sfilare disciplinati alla manifestazione leghista e non alla loro di Reggio Calabria. Impensabile temere qualche fuga di voti a favore degli (ex) nordisti? Riccardo De Corato, già senatore e capogruppo in Regione Lombardia, sbuffa che «la Lega in piazza ha portato solo simboli di partito e insulti al tricolore, quando perfino il Front National di Marine Le Pen porta con fierezza il tricolore francese nella sua bandiera di partito». Pochissima voglia di parlare dell’argomento ha Giorgia Meloni: «CasaPound? E che c’è di nuovo? Avevano già fatto la campagna elettorale per Borghezio a Roma. Hanno fatto le loro scelte... Di che parliamo?». Parliamo di possibili alleanze per le future elezioni? «Noi saremo alleati con persone coerenti, che fanno scelte coerenti e non soltanto di tattica. Nulla è automatico, nulla è deciso. Vedremo…».

Di sicuro, un’alleanza c’è. Quella tra Lega e Forza Italia per le elezioni in Emilia-Romagna. E dove il candidato, guarda il caso, è il leghista Alan Fabbri. Il luogo comune afferma che Salvini e Berlusconi non si prendano più di tanto? «Macché, il problema non è quello, anzi — dice Salvini — Io ho visto Berlusconi faccia a faccia soltanto due volte. C’è una grande simpatia umana e ci siamo sempre trovati d’accordo su tutto. Pensi un po’: anche sull’euro. Però…». Però? «Però il suo partito è un filo anarchico. Lui dice “Fate A” e poi, a volte, il partito fa B». Parla delle indicazioni di voto? «E beh, sì… anche di quelle».

I nemici di Bruxelles fanno sì che Salvini riservi un’attenzione alla politica estera speciale. Certo: per il militante della base politica estera significa soprattutto il no all’euro. Eppure, non è soltanto quello: ieri il deputato Paolo Grimoldi ha parlato della possibilità di formare un eurogruppo con i partiti contrari alle sanzioni alla Russia. La Lega ne avrebbe ricevuto in cambio la promessa, da parte di «alcuni ministri» di Mosca, di indirizzare i flussi turistici verso le aree d’Italia che hanno prodotto atti ufficiali contro le sanzioni: Lombardia e Veneto. Il modello dichiarato resta il Front National di Marine Le Pen. Con cui mercoledì Salvini sottoscriverà la richiesta di sospendere il trattato di Schengen. Mentre una nuova nota è apparsa sull’agenda di Salvini: a novembre è stato invitato al congresso del Front a Lione. Con una soddisfazione, anche rispetto agli alleati internazionali. La macchina della Lega sabato a Milano ha funzionato alla perfezione: dalla mobilitazione sede per sede, all’organizzazione dei pullman su base provinciale fino alla gestione della piazza affidata, come da ormai decenni a questa parte, a Maurizio Bosatra.




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