domenica 26 ottobre 2014

Israele, l’omaggio di un leader-falco alle tombe arabe.


Corriere della Sera 25/10/14
corriere.it
Reuven Rivlin è stato eletto presidente dopo il carismatico Shimon Peres, i capelli argento pacifisti che tutti riconoscono in Europa. In contrapposizione con il Nobel per la pace, Rivlin (irrobustito e irrigidito nella destra israeliana) non crede alla soluzione dei due Stati – i palestinesi non otterranno l’indipendenza da Israele – eppure continua a cercare soluzioni per quella che ormai considera una società «malata». Ha girato un video muto che commuove più di mille parole contro la violenza/bullismo a scuola assieme a un bambino arabo, ha ripetuto gli appelli contro il razzismo più di qualsiasi slogan nazionalista.

Vuole provare a mettere insieme i cocci di un Paese e di una Storia fratturati, «tikkun olam» è l’espressione in ebraico. Uno dei vasi frantumati nel passato che il neo-presidente vuole ricomporre è la memoria del massacro a Kfar Kassem, villaggio arabo dove nel 1956, primo giorno della guerra del Sinai, la polizia di frontiera israeliana (fa parte dell’esercito) uccise 47 persone, tra loro 9 donne e 17 bambini, non avevano rispettato il coprifuoco.

Domani una cerimonia commemora la strage e Rivlin ha voluto esserci. Il Likud, il suo partito, lo ha attaccato. Non ha cambiato idea, ha voluto esserci, l’aveva promesso prima di ricevere l’incarico. Perché – gli riconosce Haaretz, da sempre quotidiano della sinistra israeliana – sta cercando di essere il presidente di tutti. Anche degli arabi israeliani, di quelli che vogliono essere chiamati palestinesi e hanno la cittadinanza (come minoranza) dello Stato ebraico. Sono loro ad aspettarsi che a Kfar Kassem nel discorso Rivlin dica «abbiamo sbagliato, chiediamo scusa». La diplomazia israeliana — proclama un detto confermato negli ultimi 35 anni — è fatta da politici di destra che firmano gli accordi di pace. Anche la pace con se stessi, quella che riconosce gli errori commessi, non solo i torti subiti.





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