venerdì 31 ottobre 2014

Diffamazione, sì in Senato 
Multe più salate ma il carcere è abolito.


Corriere della Sera 30/10/14
Alessandra Arachi
Il Senato ieri mattina ha detto sì alla legge sulla diffamazione, cancellando la pena del carcere per i giornalisti condannati. Rimangono in piedi, tuttavia, multe piuttosto salate, che arrivano anche fino a 50 mila euro in caso di consapevolezza del falso da parte del giornalista.

Il testo di legge, a distanza di un anno, tornerà all’approvazione dell’aula di Montecitorio, proprio perché è stato modificato: a Palazzo Madama ieri mattina ha ottenuto 170 sì e soltanto 10 no, ma ben 47 astenuti.

Un testo che, volendo, potrebbe subire modifiche alla Camera, ma che intanto prevede modalità più severe per le procedure di rettifica e varrà anche per le testate online.

Il nuovo testo prevede che la rettifica dovrà essere pubblicata gratuitamente, senza commento, senza risposte e senza titolo, con un format ben preciso dove viene indicato che si tratta, appunto di una rettifica di un dato articolo, con i riferimenti al titolo, alla data e all’autore.

Vengono precisati nella legge anche i soggetti che hanno titolo a veder pubblicata la rettifica, ovvero coloro «di cui siano state pubblicate immagini o ai quali siano stati attribuiti atti, o pensieri, o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità».

Abolito il carcere per i giornalisti (il caso era stato sollevato da Alessandro Sallusti per un articolo pubblicato a suo tempo sul quotidiano Libero ), rimangono in piedi le sanzioni pecuniarie fino a 10 mila euro se c’è l’attribuzione di un fatto determinato e fino a 50 mila euro se c’è la consapevolezza della falsità del fatto.

Nella legge c’è anche un’apertura per il diritto all’oblio su Internet: recependo una sentenza della Corte di cassazione del 2012 si stabilisce che l’interessato può chiedere l’eliminazione dai siti Internet e dai motori di ricerca dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione della legge. In caso di rifiuto, un cittadino può rivolgersi ad un giudice per ottenere la rimozione di immagini e di dati.

Preoccupate le reazioni che arrivano dai sindacati dei giornalisti. Tutti concordi nell’approvare l’abolizione del carcere, sono altrettanto tutti d’accordo nel temere le sanzioni pecuniarie così salate, quelle che la Fnsi, Federazione nazionale della stampa, definisce «il bavaglino» per i giornalisti, commentando così: «Pare proprio che non ci sia verso per fare una legge che fino in fondo sorregga la libertà di stampa, il diritto dei cittadini alla piena informazione senza condizionamenti impropri».

Per l’Unci, l’Unione cronisti italiani, «il testo del Senato non è toccasana e va migliorato», mentre per Enzo Jacopino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti «il Senato ha perso la grande occasione di tutelare il diritto dei cittadini ad avere un’informazione libera, rispettosa della verità e delle persone».




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