sabato 4 ottobre 2014

Il Papa aprirà sulle famiglie


Corriere della Sera 04/10/14
G.G.V.

Gli chiedono che ne pensi delle posizioni conservatrici rese pubbliche da alcuni cardinali come un altolà alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, e lui osserva imperturbabile che «questi pareri, individuali o di gruppo, sono un contributo alla discussione, se vogliamo», che la faccenda dei divorziati e risposati ora esclusi dai sacramenti non è il centro di una discussione planetaria e l’Occidente non può «monopolizzare» il dibattito, che del resto «vogliamo un confronto libero» ma anche «sereno e leale», per poi «trovare un punto di convergenza». Dopodiché il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, esaurite le premesse dice l’essenziale: «E poi c’è anche uno sviluppo teologico, tutti i teologi lo dicono. Non è tutto statico, noi camminiamo nella storia, e la religione cristiana è storia, non ideologia. Il contesto attuale della famiglia è differente da quello di trentatré anni fa, ai tempi della Familiaris consortio . Senza storia non so dove andiamo, se neghiamo questo restiamo a duemila anni fa...». Insomma, spiega Baldisseri, «il Papa vuole aprire: c’è una porta che finora è stata chiusa e lui vuole che si apra».

Per ora si apre la discussione. Domani la messa solenne di inaugurazione del Sinodo sulla famiglia, con il Papa a San Pietro; lunedì si comincia: davanti a Francesco due settimane di confronto tra 191 padri sinodali (in tutto 253 partecipanti compresi esperti, uditori e tredici coppie di sposi, ce n’è anche una «mista»: lei cattolica, lui musulmano) fino al voto del documento finale. Al centro, la famiglia in senso cristiano. Ma con un’attenzione a tutte le «situazioni difficili», sondate nel questionario inviato un anno fa ai fedeli di tutto il mondo, le cui risposte sono servite alla stesura del testo che fa da base alla discussione: non solo divorziati risposati, ma anche coppie di fatto e famiglie allargate, poligamia, abusi e violenze in famiglia e così via. Ci si interroga pure sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle coppie gay: la maggior parte dei fedeli è contraria all’adozione, ma se una coppia omosessuale chiede il battesimo del bambino «il piccolo deve essere accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bimbi», si legge.

Non verranno date sintesi dei singoli interventi, anche per evitare una «conta» quotidiana. Però alla fine i padri voteranno un unico documento, anziché le solite decine di «proposizioni» in base alle quali il Papa stendeva il testo conclusivo: sabato 18 ciascuno dichiarerà il proprio «placet» o «non placet» a un testo organico da presentare al Pontefice. E questo perché il Sinodo non finisce il 19 ottobre, siamo solo all’inizio. Il documento sarà mandato a tutte le conferenze episcopali del mondo assieme a un altro questionario con nuove domande emerse dalla discussione. Quindi si riunirà, fra un anno, un secondo Sinodo per tirare le somme prima che il Papa dica la parola finale. E questa è la novità più grande, osserva Baldisseri: «Il Papa apre alla libertà e vuole che il popolo di Dio, a tutti i livelli, dica ciò che pensa. In passato non è mai avvenuto, in senso globale. Dobbiamo calare la dottrina autentica nella realtà attuale della famiglia. La Chiesa si china sui feriti. Con misericordia».




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