venerdì 12 settembre 2014

Troveremo un Italicum sotto l’albero?

Stefano Menichini 
Europa  

Torna d'attualità la riforma elettorale. Renzi chiede al senato di discuterla subito, ha almeno due buoni motivi per volerla entro Natale. E fra i partiti le cose sono un po' più facili di prima
L’ideale sarebbe se il ministro Boschi evitasse di dirsi «serena», stato d’animo che s’è rivelato di cattivo auspicio. Perché al di là dell’ottimismo comunicato, ci sono ragioni concrete per sperare che entro l’anno possa essere sanato il vulnus dal quale tanti guai sono scaturiti, ovvero l’assenza di una decente legge elettorale.
Passata in secondo piano rispetto ai molti altri fronti aperti da Renzi, la riforma ha comunque “camminato” tra le forze politiche. Sia a sinistra, nelle pieghe del duro scontro di luglio tra Pd e Sel sul senato, che a destra, nell’evoluzione dei rapporti fra i berlusconiani separati di Ncd e Forza Italia. Le distanze si sono accorciate sul punto cruciale del metodo di scelta dei parlamentari (preferenze, collegi, liste corte) e sulle soglie di sbarramento. La Toscana, che ispirò il Porcellum, ha varato in modo bipartisan giusto mercoledì un nuovo sistema al quale ispirarsi.
Ieri Renzi ha chiesto che i senatori procedano subito a discutere, emendare e votare il testo approvato dalla camera. L’obiettivo è avere la legge entro l’anno, dopo un altro passaggio a Montecitorio.
Si dirà che in questo modo il premier voglia dar peso alla minaccia di elezioni anticipate, che in realtà non ha mai formulato e non è nel suo orizzonte.
La verità è un’altra: dicembre è il primo anniversario della sentenza della Consulta che fu il vero fattore scatenante dell’assalto a palazzo Chigi; ed è la scadenza individuata da Napolitano per valutare l’opportunità di lasciare. Allo stesso tempo dunque un traguardo politico e istituzionale: questo vorrebbe dire per Renzi vedere approvato fra tre mesi l’Italicum rivisto.

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