lunedì 29 settembre 2014

Chiamparino: D’Alema? Un po’ rancoroso 
Parlava con Berlusconi per la Bicamerale.


Corriere della Sera 29/09/14
Monica Guerzoni

Presidente Chiamparino, Renzi interloquisce troppo con Verdini?


«Battuta un po’ livida, quella di D’Alema. Forse è un po’ deluso, si aspettava di avere un rapporto diverso con il premier».

Per i renziani, si aspettava di andare in Europa...
«Certo è un D’Alema un pochino rancoroso. Forse ha dimenticato di quando, ingiustamente, c’era lui al posto di Matteo e veniva impropriamente accusato di scendere a patti con Berlusconi perché voleva fare la Bicamerale. Argomenti come questi sono facili da usare, ma per fare le riforme bisogna parlare con tutti».


Non è un po’ troppo intenso, il dialogo con Verdini?

«Se all’epoca della Bicamerale si fosse fatta meno dietrologia sui rapporti di D’Alema con Berlusconi, forse avremmo anticipato la stagione di alcune importanti riforme. Sarà un caso, ma quando arriva uno che vuole cambiare le cose, spuntano i vari cavalieri che fanno di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote».


Anche lei con il complotto?

«Quando sento parlare di poteri forti e massoneria stento a capire. Sono argomenti usati quando si vuole screditare qualcuno a prescindere. Il problema sono i poteri invecchiati, anchilosati.. Serve una politica un po’ più in palla. Ha ragione Panebianco, un leader deve aprirsi un varco nella palude con una rivoluzione culturale».


Ce l’ha anche lei con la «vecchia guardia» del Pd?

«Anche in quel mondo lì, se non si buttano all’aria un po’ di cristallerie non si riesce a fare arredamento. Con Renzi mi trovo in sintonia su moltissime cose e gli invidio la capacità di muoversi con energia. A volte può apparire un elefante in cristalleria, ma in Italia ci vuole».


La sua mediazione sull’articolo 18 è fallita?

«Mi muovo sempre con cautela cercando di mettere tutti d’accordo, ma mi rendo conto che oggi, sulla strada della concertazione a ogni costo, non andiamo da nessuna parte. Si discute, poi si decide».


Il Pd si spacca?

«Mi aspetto che in direzione Renzi offra una proposta di mediazione, non necessariamente la mia. Si farà dare un mandato per andare avanti con il Jobs act, poi toccherà ai gruppi. Mi auguro che non arretri».

L’articolo 18 va cancellato?
«È un simbolo che ha 44 anni. Una battaglia di bandierine, ceto politico e sindacale».


Renzi usa l’articolo 18 in modo strumentale?

«È evidente che bisogna dare un segnale. Si tratta di fare una legge in cui si dica che se uno è discriminato viene reintegrato, anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti. Su tutto il resto c’è un risarcimento economico deciso da una commissione arbitrale. Dobbiamo responsabilizzare le parti. L’articolo 18 riguarda una parte minoritaria di lavoratori e allora io dico di fotografare la realtà, invece di mantenere questo clima di contrapposizione».


Perché non va bene la proposta della minoranza?

«Prolungare la prova con tutele ridotte? “Peso el tacon del buso” , si dice in Veneto (peggio la toppa del buco, ndr )».


Il Pd rischia la scissione?

«Renzi è il leader del partito più forte d’Europa e non ha interesse a provocare rotture».


E se il Jobs act passa con i voti di Forza Italia?

«Si apre un problema politico. In quel caso Renzi dovrà fare un passaggio in Aula per verificare la sua maggioranza».




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