martedì 9 settembre 2014

E Bersani (citato) si commuove in platea
«Però Matteo non ha la bacchetta magica».


Corriere della Sera  08/09/14
M.Gu.

La commozione di Pier Luigi Bersani placa le inquiete acque del Pd e apre la via alla gestione unitaria. Quando il leader comincia a parlare l’ex segretario è lì, camicia bianca e giacca blu, a conferma che la «ditta» viene prima di tutto. Proprio a lui, che da giorni spedisce consigli non richiesti all’indirizzo di Palazzo Chigi, Renzi dedica «un ringraziamento doppio» e una battuta affettuosa: «A gennaio ci ha fatto prendere un bel coccolone... Ma poi è tornato grintoso, anche troppo! Il Pd è un partito plurale. Si litiga, ma poi si cammina insieme». Bersani alza gli occhi al cielo e si vede che è commosso, anche perché il premier ha sdoganato quella libertà di critica che a lui sta molto a cuore. «Il Paese non può raddrizzarlo una persona sola, fosse anche la più brava — aveva detto arrivando —. Serve un collettivo che funziona». E il governo, funziona? «La partenza è stata incisiva, ma Renzi non ha la bacchetta magica». Quanto alla segreteria plurale Bersani ci scherza su: «La parola unitaria mi piace da matti, poi bisogna vedere cosa significa». Gianni Cuperlo arriva con Pippo Civati per chiudere con una foto a due l’incidente del mancato invito: «La critica e il pluralismo non vengano letti come un reato di lesa maestà. Non c’è stato nessun invito. Ma confido molto nella festa sulla neve». Battute e lacrime. Anche Vasco Errani si commuove quando Renzi lo loda per il passo indietro non richiesto: «Questo popolo, che è il tuo popolo, ha stima e fiducia in te, che non verrà mai meno». Le polemiche dei giorni scorsi finiscono in secondo piano. L’argomento più insidioso, quello dell’uomo solo al comando, lo disinnesca lo stesso Renzi, abile a sminare il terreno su cui cammina. Dice che un segretario in splendida solitudine «non può fare niente», conferma la scelta della gestione unitaria e però ammonisce: «In un partito del 41% nessuno può pensare di fare da solo, ma il diritto di veto non c’è per nessuno. I due paletti sono questi». Il leader apre e conferma l’intenzione di nominare, venerdì, una segreteria unitaria. Ma i gufi democratici chiudano il becco e i dissidenti non intralcino le riforme. Questo il patto che Renzi propone a Bersani, Cuperlo, Speranza e anche Civati, il quale però medita di rifiutare l’abbraccio: «È il Renzi che conosciamo. Non è che uno è irresponsabile se non entra in segreteria, il Paese si può aiutare anche stando in minoranza». Quindi non entra, onorevole? «Se arriva una proposta articolata, la discuteremo». Tra i nomi in corsa Leva, Campana, Amendola. Però i renziani non escludono «sorprese». Dentro Area riformista la riflessione non è chiusa. Roberto Speranza resta convinto che la segreteria unitaria sia «la strada giusta», ma la firma sotto l’accordo ancora non si vede: «C’è bisogno di condividere un modello di partito, perché il Pd non può essere il partito del governo e l’autonomia non è un tema banale». La gestione unitaria si farà? «Chi non ha votato Renzi entra se c’è lo spazio per dare un contributo vero. Non si va a fare gli orpelli».




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