venerdì 26 settembre 2014

Giorgio Tonini: «Ma il patto del Nazareno nacque nel 2013 per rieleggere Napolitano»

Rudy Francesco Calvo
 

Colloquio con il senatore membro della segreteria Pd: «L'editoriale di de Bortoli sul Corriere è duramente disperato e sulla massoneria ha lanciato un messaggio oscuro. Ma non tutto l'establishment è contro Renzi»
«Il patto del Nazareno? Un metodo che il Corriere della sera ha sempre auspicato, mentre ora lo attacca. E anche nel mio partito c’è chi dimentica che Renzi lo ha ereditato dall’esito nullo delle elezioni politiche del 2013 e dal patto stretto con Giorgio Napolitano per convincerlo a rimanere al Quirinale. Fu la maggioranza del Pd di allora, che oggi è in minoranza, a portare Berlusconi al governo, Renzi si è limitato a riportarlo al tavolo delle riforme».
Giorgio Tonini, vicepresidente dei senatori dem e componente della nuova segreteria insediata la scorsa settimana al Nazareno, non vorrebbe dare troppo peso alle polemiche generate dall’editoriale di Ferruccio de Bortoli sul Corsera di mercoledì scorso, che definisce «duramente disperato». Con Europa, però, accetta di parlare del rapporto tra l’attuale esecutivo e l’establishment del paese, partendo da un punto fermo: «Se Renzi fallisse, non ci sarebbe un altro governo politico, arriverebbe la troika». E a quel punto, i primi a pagarne la conseguenze sarebbero proprio coloro che oggi resistono al cambiamento.
«La politica – spiega Tonini – ha rinviato per anni le riforme, consentendo la formazione di un establishment più arretrato che negli altri paesi. Ora c’è un governo che ha messo in campo una nuova generazione che sta provando a fare queste riforme, e farle non contro qualcuno ma per i cittadini: alle categorie che si sentono minacciate bisogna chiedere di mettersi in discussione per collaborare a migliorare i servizi che offrono». Il senatore del Pd, però, non fa di tutta l’erba un fascio. Anzi, riconosce che accanto a chi “resiste” per conservare i «privilegi costituiti», c’è una parte della classe dirigente più genericamente sfiduciata nei confronti della politica (e in questa categoria annovera il direttore del Corriere) e chi invece «scommette che Renzi possa farcela», come Sergio Marchionne.
L’idea, espressa da de Bortoli, che dietro l’azione del premier possano esserci interessi massonici è respinta con ironia da Tonini («tra boy scout e massoneria non c’è mai stata una parentela stretta»), pur mostrandosi preoccupato da un «messaggio oscuro e obliquo». Sotto accusa c’è quel patto del Nazareno che ha determinato il superamento del bipolarismo muscolare («come predicato per anni dal Corriere») e che oggi è additato invece come prova di accordi occulti: «Poco più di un anno fa c’è stato un corteo ginocchioni di dirigenti di destra e sinistra per chiedere a Napolitano di rimanere al Quirinale, allora fare un accordo con Berlusconi non sembrava così terribile. La doppia maggioranza, una per il governo e l’altra per le riforme, va mantenuta proprio per tenere fede a quel patto». Che potrà essere esteso anche all’elezione del prossimo capo dello stato? «Se ne riparlerà quando Napolitano deciderà di lasciare, a oggi potrebbe rimanere anche fino al 2020. Allora sarà giusto lavorare per avere un presidente con la più ampia base parlamentare possibile».

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