giovedì 23 luglio 2015

Vittoria solitaria contro lo Stato. Le ricadute sull’idea di legalità.


Corriere della Sera 23/07/15
Marco Demarco
De Luca aveva contro una legge, la Severino, approvata all’unanimità dal parlamento italiano, vagliata e promulgata dal presidente della Repubblica e applicata con assoluto rigore dal capo del governo, che infatti ha firmato il decreto di sospensione ieri congelato. De Luca aveva contro tutto questo, e cioè lo Stato intero, e ha vinto. Resta ancora il giudizio determinante della Corte costituzionale, certo, ma è un fatto che più giudici, in più occasioni, abbiano accolto le sue tesi. 
 De Luca aveva detto che nel suo caso la Severino si sarebbe rilevata inapplicabile, e così finora è stato. Aveva detto anche, in generale, che era un provvedimento pensato male e scritto peggio, per tante ragioni: perché sanzionava duramente anche in assenza di giudizio definitivo, perché si accaniva contro i sindaci e i governatori e li puniva più dei parlamentari e dei ministri, e perché c’era stato un grave eccesso di delega legislativa non essendo l’abuso d’ufficio inizialmente previsto tra i reati elencati. Obiezioni tutte accolte, ha detto ieri il Tribunale. Basta questo, ormai, a sollevare mille e più dubbi sulla manifesta inaffidabilità del legislatore italiano, che prima si vanta della Severino e poi la abbandona come irresponsabilmente si fa con i cani sull’autostrada. De Luca ha già squassato gli equilibri interni al Pd. Non è difficile prevedere, ora, gli effetti della sua vicenda sull’idea prevalente di legalità.

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