giovedì 23 luglio 2015

Il segnale pd ai dissidenti Verso una stretta alla Camera.


Corriere della Sera 22/07/15
Alessandro Trocino
Fare in modo che il gruppo del Pd sia un luogo dove si discute, ci si scontra anche duramente e si decide. Ma, poi, una volta deciso, non si scherza più e arriveranno le sanzioni. È la modifica del regolamento del gruppo dem alla Camera al quale lavorerà una commissione di deputati ed esperti, guidata dal capogruppo Ettore Rosato. Un giro di vite che arriva assieme alla mano tesa alla minoranza, rimasta ai vertici delle Commissioni. Ancora non è stata presa nessuna decisione e ieri Rosato si è limitato a un accenno generico. Sarà la commissione a stabilire l’entità delle sanzioni. Ma certo, anche solo parlarne, rappresenta un segnale chiaro che sta arrivando un’ondata di «tolleranza zero». La disciplina di partito, in teoria, è già prevista (espulsioni comprese, per fatti gravi), e il voto in dissenso riguarda solo temi etici. Ma, di fatto, la sanzione è sempre stata considerata poco spendibile. E anche stavolta Rosato preferisce mettere l’accento su altro: «Vogliamo costruire le condizioni perché il gruppo sia la sede per un confronto e magari anche uno scontro, ma che sia un luogo aperto di discussione e di risoluzione dei conflitti. Un posto dove si fa politica». E se la politica fallisce? «Come extrema ratio ci sono le sanzioni — spiega Rosato —. Ma certo non siamo i 5 Stelle». Ed è vero che risulterebbe impraticabile usare le espulsioni. Non si può neanche ipotizzare la cacciata di big come Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi o Guglielmo Epifani. Quello che si vuol fare, comunque, sventolare il vessillo della disciplina di partito per riportare a più miti consigli chi vota contro. Si sente chiamato in causa Alfredo D’Attorre, che non si tira indietro: «Riconosco l’anomalia dei miei voti in dissenso. A patto che si riconosca anche l’anomalia di un’azione del partito e della maggioranza che non ha una legittimazione popolare vera». 
 Roberto Speranza nega che ci sia un collegamento con il mantenimento dei presidenti di minoranza nelle Commissioni: «La questione è tutta politica. Se si pensasse di risolverla con le sanzioni, sarebbe una mossa banale e inefficace. Ma non credo che sarà così». Francesco Boccia non si scandalizza: «È giusto che la minoranza esprima dissenso, ma è anche giusto che poi al voto si seguano le indicazioni di maggioranza». Intanto si profila uno scontro in commissione Antimafia dove stasera sono previste comunicazioni della presidente Rosy Bindi su Mafia Capitale. Il capogruppo del Pd, Franco Mirabelli, chiederà alla presidente di non farle. «Sarebbe inopportuno e inusuale che una commissione parlamentare intervenisse prima delle determinazioni del governo» .

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