lunedì 27 luglio 2015

Quei treni blindati per i clandestini «deportati». Gli ungheresi si ribellano.


Corriere della Sera 25/07/15
corriere.it
Distesi nei corridoi, stipati tra i vagoni, grovigli di gambe, braccia, volti. Nelle foto scattate sui convogli che viaggiano tra Serbia e Ungheria dormono quasi tutti, stremati dalla fatica di un viaggio che lascia intravedere il traguardo. L’Europa unita è a un soffio, dopo assalti ai treni e traversate bibliche. Chi è sveglio guarda fuori, ascolta musica con gli auricolari, punta lo sguardo dritto contro l’obiettivo. Clandestini. Da Siria, Afghanistan, Iraq. In Ungheria li aspettano treni con vetture speciali segnalate dal cartello «Questo vagone viaggia con le porte chiuse». A porte chiuse , l’opera di Jean-Paul Sartre nella quale scopriamo che «l’inferno è l’altro». Correva l’anno 1944, lo stesso della deportazione di mezzo milione di ebrei ungheresi. Oggi altri vagoni blindati fermano la fuga di uomini, donne e bambini destinati ai campi profughi. Alla misura del governo nazionalista di Viktor Orbán, che ha appena approvato la costruzione del muro anti-immigrati al confine sud, si ribellano gli ungheresi che portano cibo e medicinali nei centri, accolgono in casa chi riesce a fuggire, e diventano bersaglio degli estremisti di destra. Dall’inizio dell’anno, 80 mila clandestini sono entrati in Ungheria, più di 75 mila hanno proseguito il cammino. Benvenuti in Europa. 
 


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