Corriere della Sera 11/07/15
Federico Fubini
È possibile che Alexis Tsipras alla
fine abbia scelto di mettere quello che gli sembra l’interesse del
Paese davanti al proprio, o a quello del suo partito. Ma nel
parlamento di Atene ieri alcuni deputati vedevano anche un’altra
ipotesi: in Grecia la legge sull’alto tradimento esiste ancora,
eredità dei colonnelli, e prevede l’ergastolo inappellabile dopo
un solo grado di giudizio. Di fronte alla penuria di farmaci vitali
nel Paese e all’imminenza dell’espulsione dall’euro, unita al
fallimento del sistema bancario con i risparmi dei cittadini, il
premier potrebbe aver scelto la via più prudente: proteggersi
dall’ira dei greci e dal rischio che qualcuno lo trascini sul banco
degli imputati per alto tradimento.
Quali che siano le ragioni,
ieri sera Tsipras è riuscito a far accettare in parlamento tutti gli
impegni sul rifiuto dei quali aveva fondato la sua carriera.Il voto
era previsto alle 3 di notte. Nella versione in inglese spedita a
Bruxelles, il mandato bipartisan chiesto dal governo si distingue
dall’accordo respinto dal referendum di sei giorni fa soprattutto
su un punto: la proposta di ieri è più pesante. Il piano
dell’Eurogruppo di fine giugno sul quale Tsipras si era rimesso
agli elettori, chiedendo «il grande No», valeva 8,5 miliardi di
sacrifici. Adesso il partito del premier quasi al completo e l’intero
parlamento (meno neonazisti e veterocomunisti) mandano il governo a
negoziare a Bruxelles sulla base di una dose di austerità da 12
miliardi: oltre il 6% del Pil in due anni. È come se l’Italia
eseguisse una manovra da 100 miliardi di euro entro la fine del 2016.
Solo la versione in greco del mandato negoziale cita anche, come
obiettivo supplementare, l’alleggerimento del debito.
Ma sia il
documento inglese che quello in greco concordano sul fatto che la
manovra che la Grecia offre all’Europa è quasi completamente fatta
di aumento della pressione fiscale. Aumenta l’Iva su quasi tutto
con valore retroattivo al primo luglio. Sale dal 26 al 28% l’aliquota
sul reddito d’impresa. Vengono smantellati i trattamenti fiscali
preferenziali per gli agricoltori e le isole. Sparisce il sussidio
sul gas da riscaldamento e per il carburante da macchine agricole.
Cambiano le aliquote delle imposte sulla casa in modo da garantire
comunque obiettivi di gettito pre-fissati. Salgono il prelievo sugli
yacht, e quello sul gioco d’azzardo. Aumenta dal 4% al 6% il
contributo sanitario su tutte le pensioni, incluse le più basse.
Viene gradualmente smantellato il contributo di solidarietà sugli
assegni previdenziali dei più poveri. E nell’eventualità in cui
gli obiettivi non siano centrati – pressoché una certezza, in
un’economia in caduta libera – scattano nuove clausole: fra
queste, un nuovo aumento al 29% della tassazione sul reddito
d’impresa, sempre da pagare integralmente come acconto per l’anno
dopo.
Nessuno ieri si chiedeva se un programma del genere non sia
puro veleno per una Grecia allo stremo, che ha già perso il 25% del
reddito in cinque anni e ne perderà un ulteriore 5% quest’anno.
Non se lo chiedevano gli esponenti di Syriza, che per mesi hanno
rifiutato misure contro l’evasione dei ricchi o per l’efficienza
dell’amministrazione quando il Paese cresceva, hanno permesso che
arrivassero il panico, la serrata delle banche e la paralisi, e ora
reagiscono con una dose cieca di austerità per salvarsi. Non se lo
chiedevano gli altri governi europei, per il quali il benessere dei
greci viene dopo la propria immagine di creditori, inflessibili a
costo di sopprimere la capacità del debitore di pagare. Né se lo
chiedeva probabilmente Yanis Varoufakis. Il ministro delle Finanze
licenziato da Tsipras pochi giorni fa ha approfittato del voto di
ieri per esprimersi con il suo stesso silenzio. Ha dato il suo
sostegno non al governo, ma al suo successore Euklid Tsakalotos («poi
vedremo i risultati», ha aggiunto), poi ha addotto «motivi di
famiglia» per non votare in parlamento e si è fatto fotografare in
nave alla volta di Egina. Sembra il primo seme di una sfida alla
leadership di Tsipras sulla sinistra.
Ma sono prospettive lunghe
a cui ad Atene pochi pensano ormai. La speranza di Tsipras è che il
mandato incassato ieri apra la via al negoziato oggi e domani a
Bruxelles. Se non altro il suo obiettivo ormai è chiaro: quando
arriva lunedì, essere ancora nell’euro. A che prezzo, e per quanto
tempo, si vedrà.
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