Ilaria Pedrali
Blog: Bergamo,Post 7 luglio 2015
L’8 luglio 2014, esattamente un anno
fa, Israele lanciò su Gaza l’operazione Margine Protettivo.
La causa che scatenò l’offensiva fu il ritrovamento, il 30 giugno,
dei corpi di tre studenti coloni ebrei di una scuola rabbinica. I tre
ragazzi erano stati rapiti il 18 giugno nei pressi di Hebron, in
Cisgiordania, dove risiedevano con le famiglie in un insediamento. L’operazione dell’esercito israeliano fece seguito a
una feroce rappresaglia in Cisgiordania, dove centinaia di
palestinesi vennero arrestati. La guerra venne combattuta ad armi
impari: da un lato i rudimentali missili sparati da Hamas dalla
Striscia di Gaza verso il deserto del Negev, e dall’altra i mezzi
corazzati e di altissima precisione dell’esercito di Tsahal.
Numeri spaventosi. I dati
aggiornati al 27 agosto, giorno in cui entrò in vigore il
cessate il fuoco, parlano di 2.139 palestinesi morti,
tra cui 490 bambini, e 8.600 feriti. Secondo l’Ufficio
delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), inoltre, sono
almeno 500mila gli sfollati, 300mila i rifugiati nelle
scuole dell’Agenzia per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e del
ministero dell’Istruzione o in altre strutture pubbliche. Almeno
altre 200mila persone si sono rifugiate presso parenti e abitazioni
private, oltre 20mila abitazioni sono state distrutte o
rese inagibili e 10.600 abitanti di Gaza sono rimasti senza
casa. Le Nazioni Unite hanno stimato che il 71 percento dei morti a
Gaza sono civili, quasi la metà di loro donne e bambini. Un
anno dopo l’inizio della guerra, Save the Children ha diffuso
uno studio sui bambini della regione. L’89 percento di essi soffre
ancora di forti paure e più del 70 percento teme un altro conflitto.
Ancora: 7 bambini su 10 delle zone più colpite hanno incubi
notturni, percentuale che raggiunge la quasi totalità nelle città
di Beit Hanoun (96 percento) e Khuza (92 percento).
Il rapporto Onu. La ricostruzione,
tanto annunciata, stenta a cominciare. Così come non sono ancora
arrivati i soldi promessi dai Paesi arabi. Sul fronte israeliano sono
stati uccisi 64 soldati, cinque civili e un cittadino
thailandese. L’offensiva su Gaza, secondo l’Onu, ha visto
crimini di guerra compiuti da entrambe le parti in causa e ha avuto
un’ampiezza di devastazione e sofferenza umana senza precedenti,
con un forte impatto sulle generazioni future. Da una parte Hamas,
che ha lanciato verso Israele 4.881 razzi e 1.753 colpi di mortaio;
dall’altra Israele che, mediante le tecnica del Roof Knocking, ha
reso gli attacchi sui civili “altamente probabili”.
Il lavoro di Lyse Doucet. Lyse Doucet,
giornalista di guerra, capo dei corrispondenti internazionali della
Bbc, ha realizzato un documentario che è anche una chiave per
leggere il conflitto a un anno di distanza. La giornalista, che copre
gli eventi mediorientali da una ventina di anni, ha fatto un lavoro
coi bambini, incontrandoli, parlando con loro, indagando e
mostrando la loro vita nella Striscia, al confine con Israele. Ha
condotto questo lavoro nel bel mezzo della guerra e nei mesi che sono
seguiti. Dal documentario emerge come quasi tutti i bambini di Gaza
abbiano perso una persona cara e, come al confine nel deserto del
Negev, abbiano vissuto nel costante timore di attacchi di razzi. Una
guerra, insomma, che, come quella che sta ancora insanguinando la
Siria, ha avuto un impatto devastante sulle vite dei bambini e sul
loro futuro. Ci sono bambini che in sei anni hanno visto tre
guerre.
Syed, unico sopravvissuto alla strage
sulla spiaggia. Drammatica la testimonianza di Syed, 12 anni, unico
bambino sopravvissuto all’attacco da parte dell’esercito
israeliano che ha ucciso tre bambini che giocavano sulla spiaggia.
Quel giorno di metà luglio, anche lui era con loro. All’improvviso
un’esplosione. I bambini cercano di scappare: lui si salva, gli
altri tre no. L’indagine condotta da Israele liquiderà la morte
dei tre bambini come un “errore di identificazione”, insistendo
sul fatto che il suo esercito non prende intenzionalmente di mira i
civili. Per i bambini, a Gaza, non esiste un posto dove
nascondersi. Se Israele li uccide per errore, Hamas e altri
gruppi armati negano di usarli come scudi umani. Ma la realtà che si
vede dal video è diversa. La Bbc trasmetterà il
documentario l’8 luglio, per ricordare l’inizio di quella tragica
guerra.
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