lunedì 27 luglio 2015

Un’idea di pena intimidatoria su cui era facile non scivolare.


Corriere della Sera 25/07/15
Fiorenza Sarzanini
La materia è complessa, sempre foriera di scontri. Perché quando si discute di intercettazioni il dibattito diventa rovente, c’è sempre il sospetto che alla fine il vero intento sia la censura. E così capita che anche quando il Parlamento è chiamato a discutere di materia analoga, ma molto diversa da quella degli ascolti effettuati per ordine dei giudici, si crei confusione, rischiando di combinare pasticci. Proprio come accaduto due giorni fa, al momento di approvare in commissione alla Camera l’intero pacchetto di riforma del processo penale. Può darsi che sia giusto, oltre che lecito, prevedere il nuovo reato di «registrazione fraudolenta». E ovviamente il Parlamento ne ha tutto 
il diritto. Ma se nel giro 
di un giorno per un emendamento presentato da qualche settimana, licenziato e dunque evidentemente ritenuto giusto, viene poi specificato che dovrà essere cambiato in due punti al momento della discussione nell’Aula di Montecitorio, evidentemente qualcosa non va. E forse quelle «migliorie» che rendono più chiara la norma potevano essere introdotte prima. Evitando polemiche e confusioni che non fanno bene al dibattito parlamentare e nemmeno a quello pubblico. Tanto più in un settore che — grazie a trasmissioni televisive, radiofoniche e online di grande successo — ha ormai a che fare con il diritto di cronaca e di essere informati. Specificare che dalla punibilità potranno essere esclusi i giornalisti e tutti gli altri professionisti può aiutare a chiarire gli intenti del legislatore; così come l’aggiunta che saranno colpiti i comportamenti tesi «soltanto» a danneggiare la reputazione o l’immagine altri. Ma suona comunque stonata una previsione di pena fino a 4 anni di carcere. Addirittura intimidatoria, dopo che — al momento di discutere sulla pubblicazione delle intercettazioni — la maggioranza dei politici si era detta contraria a una misura così drastica e aveva promesso una «battaglia di libertà». Non servono eroismi per affrontare materie tanto spinose, basterebbe la coerenza.

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